I DIARI SCOVATI
BIAGIO PERETTI
Sottotenente bombardieri
PIETRO LUPANO
Soldato semplice
CARLO VERCESI
Capitano medico
ANTONIO DI LUCA
Ardito reggimentale
IL DIARIO DI BIAGIO PERETTI
1917-18
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DICEMBRE 1917
Dicembre 1917
14 - In inchiostro neroCome le abitanti di un formicaio sotto una pioggia improvvisa,
gli allievi ufficiali del 7° corso sono fuggiti in cera di un nuovo
nido, che potrà essere una caverna sulle balze del Trentino, od una tana
scavata sulle rive del Piave. Tante vite riunite così per due mesi
riprendono così ad un tratto il loro andare. Quanti di noi
saluteranno viventi il giorno della pace?
Alle 1.30 di notte un treno ci ha quasi tutti ingoiati, sotto la
tettoia nera mal rischiarata dalle lampadine mascherate. Attraverso
la notte il treno cammina andando verso la ferita della Patria, che
noi dobbiamo sanare col nostro sangue e la nostra carne.
15. Molti colleghi ci hanno lasciato per via durante la notte. Io
sono destinato sul medio Piave, alla 1492 a S. Biagio di Callalta.
Arrivo a Treviso alle ore 8. La città è triste ,dal Sile quieto e
le sue antiche strade tortuose senza viandanti : Al quarto piano di
una casa abbandonata, colle finestre chiuse, ferma come il viso di
un morto, un povero gatto dimenticato, col pelame irto e gli occhi
enormi, miagola disperatamente misurando collo sguardo il sallo cui lo
spingono la fame e la sete. Sono con Catalisano ed Argenzio,
destinati tutti e tre alla medesima compagnia. Dopo la colazione
un camion ci trasporta a S. Biagio di Callalta. Decisamente il mio
santo patrono non mi assiste. La compagnia nessuno sa dove si trovi.
Riusciamo a sapere; quasi a sera, dopo marcie e contromarcie,
che la 1492 è a Monastier, verso la cima. Andiamo colà , e troviamo
il carreggio della compagnia, la quale è ancora in trincea. Un mulo
volenteroso ci trasporta in cima. Il conducente ci indichoa gli imbuti
delle granate, e le case dove stanno le ragazze più belle. Perché
qui la popolazione ha dimostrato un commovente attaccamento
alle sue case ed alla sua terra, rimanendovi, sotto il tiro nemico, indifferenti, a pochi chilometri dalla cima.
La notte gelida, illune ma scintillante di stelle, é magnifica.
Il mulo ci culla col suo ambio morbido e veloce. A tratti, dei lampi
rompono l'oscurità trasparente: cannonate lontane, che le batterie
annidate nei campi e tra i filari, scagliano di là del fiume,
verso il nemico. Lontano davanti a noi, le candide parabole dei
razzi luminosi svelano la linea del fiume.
Dopo un altro lungo tratto di strada svoltiamo a destra, in
una strada campestre, fiancheggiata da un camminamento.
Siamo giunti. L'argine della Piave intaglia davanti a noi
sul cielo stellato il suo fermo profilo rettilineo.
Si distinguono lassù le teste delle sentinelle che passeggiano
sulle banchine ricavate nell'argine. Non una voce.Verso sud una mitragliatrice nemica gracida solitaria.
Qualche luce traspare disegnando le entrate dei ricoveri.
L' automedonte ferma. Al piede dell'argine, una piccola buca
chiusa da un telo da tenda, è l'ingresso poco maestoso del
ricovero del mio futuro comandante. Dopo aver chiesto permesso ed
aver sbattuto regolarmente il cranio nell'ahimè, robusto trave
che arma quella buca, entrò. È una cavernetta armata da tronchi
di pioppo, né sgrossati né troppo allineati. Da un lettuccio pensile in
un angolo si alza un uomo basso e tarchiato, con un maschio
viso aperto e due azzurri occhi sorridenti. Ma grande capigliatura
fulva rigettata all'indietro, ed una bella barba pure fulva
coronano quel viso guerriero. „Il Capitano Gontier?"
«Sono io» e mi stringe la mano.
Torinese puro sangue. Subito siamo amici, e mi fa le sue
confidenze ridendo con certi bianchi denti da lupo che
fanno credere quando dice: "Non passeranno„
Sul tavolo troneggia una polenta dorata molto rispettabile, corteggiata
da una dozzina di bottiglie, certo non vuote.
Col capitano ed i suoi ufficiali attacchiamo subito, all'invito
gentile. Poi si discorre. La compagnia è al completo, perciò dobbiamo
fare dietro fronte subito, dato che di giorno non si può viaggiare.
Perciò montiamo sul nostro carro, e andiamo a Monastier
a posare le nostre povere ossa, per andare l'indomani a presentarci
al comando della Brigata Acqui, cui apparteniamo.
1.- Dopo svariate peregrinazioni in cerca del comando di Brigata,
da esso sono stato assegnato alla 264
Ho cercato tutto il giorno un letto introvabile, ed ho finito per
dormire in quello di un collega ch'era di servizio.
17.- Ho avuto la fortuna di trovare una linda cameretta, in una
casa presso la mia compagnia. La padrona di casa è
un campione di queste giunoniche donne trevigiane.
Quel lettino bianco nella cameretta linda non avrà il mio affetto.
alle 14 un ordine mi scaraventa alla 958. Parto subito, e
la trovo dopo circa un'ora di cammino. Ho il comando della
IIa sezione della Compagnia. Mio comandante è il Tenente
Iannelli Gerardo di Potenza: tre ferite e medaglia d'argento.
Per colleghi il sottotenente Domenico Biondetti di Venezia, occhialuto
ed architetto, e l'aspirante Russo di Napoli.
Pranzo coi nuovi commilitoni, e poi vado a dormire cogli ex
colleghi del Comando del Reggimento Lucca, accampato lì presto.
Una camera di signorina; tende bianche e parata in azzurro, in
cui ancora persisteva un vago profumo femminile, ed un comò
pieno di vasti cappelli estivi e d'impalpabili camicette.
Doveva essere bella ed elegante, la signorina Ida Vio, di Carbonera!
Amava tanto il fidanzato che, esulando, ne ha dimenticata
la fotografia in una piccola cornice.
18.- Ho passato la giornata a sistemarmi. Ma verso le 15 (come
sono sfortunato!) un ordine improvviso di partenza scompiglia
tutti i miei preparativi. Un treno (non troppo veloce) ci porta a
Bassano. Una notte d'inverno in montagna è un spettacolodegno di essere ammirato, e noi passiamo tutti la notte all'aperto.
Faceva parecchio freddo, ed il fante ha bruciato tutto quel
che era combustibile per riscaldarsi. Io mi ero addormentato ai
piedi d'un muretto, e quando mi son alzato camminavo
come -forse- camminano i baccalà . Sulle montagne lampi e
tuoi di cannonate.
19.- Dopo la notte fresca, un bel sole è venuto a riscaldarci. Verso le
15, mentre facciamo alzare le tende per la notte, altro ordine di
partenza. Tutta la notte, fino alle tre, abbiamo camminato,
smarriti, per campagne deserte, in strade orribili, col fango
fino alla caviglia. Arriviamo alle tre a Caerano di S. Marco.
Ho mangiato due fette di polenta, una scatoletta di carne, ho
bevuto un po' di veno, facendo poi servire da materasso i mattoni
dell'impiantito. E come mi son parsi morbidi!
20.- Ho mangiato, poi ho dormito, fino alle 17. Nuovo ordine di
partenza, per la linea. Il fante mormora.
Nella notte attraversiamo quei lindi paeselli del Veneto, che la guerra
ha uccisi. Le case con le ginestre buie e spalancate paiono teschi.
Dove sono le belle e formose fanciulle che si affacciavano sui quei
davanzali una volta fioriti, che si facevano baciare su questi viali
ora infranti dal cannone? San Zenone, Cornuda, Masèr, e
santi altri! Arriviamo in linea alle ore 22.
La linea è stabilita sull'orlo del parco di una villa signorile,
dove la sponda della Piave, ripida, ha un'altezza di una
ventina di metri. La villa è del maggior Ugo Paccagnella, del
reggimento Genova CavalleriaLa villa ha un magnifico parco di pini enormi e secolari.
A me, che non ho mai visto la guerra, questo pare uno scherzo.
Il muro di cinta della villa, è bucato da feritoie. Ai piedi
corre un camminamento in cui vi sono i ricoveri che
deve occupare la mia sezione. Al di là del muro corre
la linea di resistenza, proprio sull'orlo della scarpata.
La linea d'osservazione è una cinquantina di metri avanti,
sul greto del fiume. Il mio predecessore mi dà le consegne,
qualche consiglio pratico, ed una buona stretta di mano.
Io, dopo messa a posto la sezione, trovo un cantuccio in
una casetta blindata sul ciglio della sponda. C'è una
rete metallica da letto e perfino un materasso di lana!
21.- Il tempo è coperto. Verso le 8, un velivolo tedesco che
volava alto ha segnalato ai suoi l'animazione insolita
nel parco e nella villa, in causa dei soldati nuovi del posto.
Subito due colpi di medio calibro sono giunti: uno è caduto
sul tetto della villa, svegliando ineducatamente l'ufficiale zappatore,
l'altro ha scavato nel cortile un imbuto ammirabile per regolarità .
L'avviso è stato sufficiente, ed il fante s'è squagliato subito.
Mentre lavoravo stanotte, ai camminamenti, mi è giunto l'abbaiare
d'un cane dall'altra riva. Almeno lui non capisce niente,
ho pensato!
22 - Pioggia e neve. Tranquillità . Lavoro notturno.
23. - Ho lasciato la casetta blindata, troppo fuori mano. Ho fatto
pavimentare e finire un ricovero al centro della mia sezione,Vi ho fatto portare un tavolino, una sedia, la rete metallica, una stufa: sono il meglio alloggiato in trincea. Verso le 13 un velivolo tedesco troppo curiosos e stato colpito dal terzo sbrapuell di una batteria antiaerea, ed e andato a cadere in fiamme di la della Piave. A simile offesa lártiglieria nemica si e messa nervosa a atormenatre le nostre linee e le retrovie. La nostra ha risposto a cove altissima, e cecchino sé taciuto.
25 - Stamattina un ragazzo tedesco ha portato alle nostre prime linee un biglietto: "Italiani, se volete star tranquilli oggi dipende da voi". Noi, che amiamo invece i nostri comodi, abbiamo cominciato un tiro di molestie sulle retrovie, fin verso le 9. Abbiamo pranzato insieme, con Strega di Benevento e vero Champagne di Reims. La sala da pranzo era addobbata da festoni di fino e da vasi di fogliami.
Verso mezzogiorno un aereoplano tedesco senza distintivi, sceso basso, ha lanciato qualche bomba sulle linee, senza profitto. A sera i tedeschi, evidentemente sborniati, si sono messi a bombardare in tutti i sensi con molto fracasso e poco danno.
26 - Giornata meravigliosa. Aria limpidissima e blu tepido. Calma relativa a terra. Per aria andare e venire di velivoli con relative cannonate a pioggia di bossoli e pallette. Due velivoli tedeschi sono caduti in fiamme verso il Montello.
Alle 20 sono andato a requisire legname in una magazzino presso il ponte di Vidor, a Barche.27 - Freddo polare. Il blu e´ di cattivo umore come me. Sono venti giorni che non ricevo posta. Combattimenti e bombardamenti aerei. Tiro a sbapuelles sulle nostre linee.
208- Mi sono alzato un po tardi ed ho trovato per terra una nevicata magnific. Sono stato quasi tutto il giorno tappato nel mio tepido ricovero, salvo una partitat a palle di neve coi colleghi. Piccoli lavori notturni. Cielo sereno e luna piena. Noi siamo in piena luce, mentre la riva opposta, sento greto, e´nellómbra scura, misteriosa. Giu sul ghiaione paiono serpi nere le trincee ed i camminamenti. Si distinguono persino i grovigli spinosi dei reticolati. Le vedette e le pattuglie spiccano sul candore uguale. Non un rumore. Solo verso il ponte di Vidor il nemico, evidemente inquieto, sgrana a tratti il rosario dúna mitragliatrice. Sui monti, anch´essi candidi, irreali in questo chiarore lunare, si arrendono rapide le vampe successive dei cannoni, come le lucciole d´estate. A destra, dal Montello, gli inglesi scaricano regolarmente i loro grossi calibri sulle retrovie nemiche. Verso Bosco dei razzi a catena s´alzano e muoiono. Nell´aria ferma un roteare vertiginoso di eliche.
Oggi verso le 14, mentre andavo dal mio comandante, una batteria certo annidata sulle pendici di Vidor tirava insistemente sul parco. Ho sentito, ad un punto, un sibilo ... noioso. Mi son fermato pensando: "Son fritto"; ma non ho piu udito nulla. Un piccolo fante faceva la stesssa via, fischiettando colle mani in saccoccia, è sparito fra i pini con un salto. Ho chiesto perche´.
Il fante, appiccicato dietro ad un grosso pino, essendo praticissimo di simili affari , mi ha additato a pochi passi, in un folto
una nube di vapore e non s'è mosso. Era una granatina
da 105, giunta man non ... arrivata.
29 - Cielo un po' fosco, ma temperatura discreta. La neve si squaglia
lentamente. Lavoro notturno. In alto si vedono le vampe degli
shrapnells antiaerei. Dall'altra riva, lontano, s'elevano i soliti
razzi a catena. Verso mezzanotte parecchi ta-pum mi disturbano
il lavoro ad intervalli. Era Katerinna che tirava ad una nostra pattuglia,
ma con tanta precisione che le pallottole venivano a schiacciarsi
sul muro della villa.
30.- Sereno. Freddo polare. Grande movimento di aerei.
Nostra azione dimostrativa d'artiglieria, verso le 16.
L'altra sponda è velata dal fumo delle esplosioni. Giù verso
Bosco qualcosa brucia con enorme fumo e scoppi inter=
mittenti. I tedeschi non rispondono. Certo non conviene.
Verso le 19, lavoro notturno. Alle 1, a letto.
31.- Mi son alzato tardi. Faceva freddo e mi sono rintanato. Niente
di nuovo. Alle 19, al lavoro. Viva la vita dei pipistrelli!
Alle 2 a dormire.
GENNAIO 1918
1.- Bellissima giornata, fredda e serena. Abbiamo fatto colazione
allegramente in famiglia. Alle 19 al lavoro. Ho lavorato fino
alle due, costruendo una piazzuola magnifica per la mia 2a arma
2.- Sereno e sole. Ho fatto colazione all'aperto, a dispetto del
sole venticello frizzante e degli shrapnells di cecchino, più
frizzanti ancora. Alle 20 esco di pattuglia col mio comandante.
Per la prima volta, mi sono divertito abbastanza.Pare che cecco sia morto, poiché non ci ha degnati - eravamo
quattro - nemmeno di una fucilata, quantunque illuminati inÂ
pieno da un riflettore nostro. Sul mio bastone, che ho immerso
nel fiume, l'acqua s'è gelata e forma un sottile strato cristallino.
Sono quasi gelato anch'io, e vado a letto.
3.- Sempre sereno smagliante e freddo intenso. Nulla né di nuovo né di bello.
4.- Come sopra. Attività dell'artiglieria nostra.
5.- Anche oggi questo insolito inverno ha voluto regalarci unaÂ
magnifica giornata. Il Montello oggi si è sfogato sulla
riva sinistra coi suoi long Toms, perché, cecco aveva tirato aÂ
noi qualche colpo. È un castigo terribile. L'aria è nera, eÂ
si distinguono solo gli altri pini di terra sollevatiÂ
dalle esplosioni. In venti minuti il fumo ha velato parecchi
chilometri di fronte. Alla fine, cosa insolita, i tedeschi rispon-
dono, coi grossi calibri, sulle prime linee britanniche, maÂ
ormai Tommy dorme ed è quieto.
6.- Nuvolo. Fa freddo ed ha voglia di nevicare. PasseggiandoÂ
ho scoperto presso la strada di Vidor, tra un fosso ed
un filare d'alberi, un cimitero di guerra. Sono dodici o quat-
tordici tumuli, i più d'ufficiali. Uniformi ed allineati
come ad una parata. Una croce di legno, ed un nome
scolpito rozzamente su di una tavoletta. Tutti così.
Anche due aviatori tedeschi abbattuti dall'artiglieria nostra
presso Montello, dormono lì. Un tenente ed un sergente, di
Berlino e di Lipsia.Ho pensato al mio povero Enea che in una dolina del Carso
ha il suo ultimo letto, simile a questi.
Stasera devo lavorare per farmi delle nuove piazzuole più
a sinistra. Manca tutto. Nè trincea, nè camminamenti.
Non si può muovere un dito senza essere scorti dal nemico.
Meno male che non spara.
7.- Mi sono alzato tardi. Verso le 16 ha cominciato a nevicare.
Dopo la mensa è venuto un sottoufficiale d'artiglieria,
francese, che voleva uscire di pattuglia con me. Gli ho
offerto una sigaretta, il caffè ed un bastone, poi via.
Sul greto c'era molta neve, ed al riflesso del nostro proiettore
cecco ci doveva vedere benissimo. Eppure non una fucilata.
Dopo un'ora un po' abbondante siamo rientrati.
8- Malgrado, ed a dispetto del chiasso che han fatto oggi gli
artiglieri tedeschi, ho dormito quasi tutto il giorno. Solito lavoro
notturno.
9- L'11 sera avremo il cambio ed andremo a riposo. Non
ho fatto nulla. Cecco ha tirato coll'artiglieria.
10.- Riposo. Ultimo giorno di linea. Dobbiamo partire domat=
tina alle 4. Magnifica giornata. Non ho fatto che pas_
seggiare, per portare con me la memoria di questi
bei luoghi.
11.- Ho vegliato l'intera notte, fumando come una ciminiera.
Il capitano che ha dato il cambio alla compagnia di
fanteria con cui sono in linea, un divertentissimo uomopieno d'una fiffa illimitata, ha allietato me ed i colleghi colle
sue dimostrazioni di coraggio. Stamattina alle 4 - Bellissima
sorpresa - Argenzio è venuto a darmi il cambio colla sua sezione.
Poi il nomade fante si è messo in cammino. Passiamo Cornuda,
ormai rovinata dal cannone, e pur sempre battuta a
causa della strada. Poi Muliparte, dove ci siamo fermati.
Cattivo alloggio in una cascina. In trincea stavo meglio.
Alla mensa ho trovato Filippo Giavelli, antico amico di
famiglia.
12 - Ho assistito ad un trattenimento franco - italiano.
13 - Ultimo giorno di fermata a Muliparte. Preparativi di
partenza.
14 - Cun un gaio sole primaverile, alle 11 partiamo per Pianiga
presso Padova. Si cammina volentieri. I soldati cantano.
Le belle ragazze della pianura veneta, rosee e fresche,
si fanno ai rustici cancelli dei cascinali, ridendo con la
rosea bocca un po' grande. Incontriamo francesi, scozzesi,
inglesi. Cappa a Brusaporco, la cui serva del prete, che
mi da' alloggio, mi maltratta parecchio, a parole.
15 - Alle 9 lasciamo Brusaporco. Il tempo è brutto. Nebbia
fitta. Il fante è allegro e cammina volentieri, tanto più
che le osterie sono numerose. A sera, nella nebbia, arri=
viamo a Pianiga, segnalata dai rintocchi di campana.
16. - Nebbia. Il paese è formato da quattro case e dalla
chiesa. Quant'acqua! Non c'è altro. Approfitto delriposo per far conoscenza coi miei ospiti. Un vecchio, due spose
col marito alla fronte, una promessa sposa col fidanzato idem,
e cinque bimbi. Dormo fra le piume colle lenzuola di bucato!
17 - Niente. Riposo completo, assoluto, di tutto l'essere.
La noia però mi rode, come il grigio umido monotono della nebbia mi rode i polmoni
18- Noia - Nebbia - Sbadigli immensi
19- Ho deciso di seppellire nel nulla il ricordo dei giorni passati a Pianiga. Fino alla partenza non scriverò più nulla. Tanto più che nemmeno il bel sesso di Pianiga aveva rappresentanti degni di nota, meno che per la maldicenza.
Febbraio 1918
20- Partenza da Pianiga alle 7 del mattino . A piedi fino a Padova,poi in treno. Pare che si vada sugli altipiani. A sera, verso le 17 arriviamo a Marano, presso Schio. Andiamo ad accamparci in un paesello vicino, chiamato Giovenale.
Sto poco bene. è un gran raffreddore complicato dalla tosse, ricordo di Pianiga la nebbiola. Ho la febbre.
21- Aletto tutto il giorno, in un granaio aperto a tutti i venti!
22- Fossati, lo zappatore, mi ha offerto ospitalità nella sua camera. Ben riparata e con un buon letto. Sempre tosse e febbre, ma va meglio
23- Credo d'essere convalescente, ed esco qualche poco alsole a passeggiare.
Ho fatto ampia conoscenza col Signor Cavedon. con funzione di Sindaco.
Lui alloggia la compagnia in un suo cascinale. Vuol bene ai suoi soldati, li favorisce come può. Grande ,grosso ,forte.
Ha due belle figlie; Teresina, 19 anni, alta e giunonica, ride sempre coi suoi bei destini bianchi. Come devono essere buoni i baci della sua bocca fresca!
Rosina, 15 anni, già sviluppata, alta e slanciata, ma ancora bambina, colle sue mosse nervose e certi scatti da gattina. è un po' impertinente, ma tanto graziosa. Noi non dobbiamo guardare troppo le donne , perché dobbiamo fare la guerra, noi, ed abbiamo necessità di aver tutto il nostro cuore per rimanere saldi, legati al nostro dovere.
24- Dopodomani pariamo per Bosco, a dodici chilometri da qui.
Sono stato tutto il giorno al sole, ad ammirare le signorine di cui ho fatto l'elogio poco fa.
25- Idem come ieri, l'aria della montagna, ed il sole, mi guariscono rapidamente .L'ordine di partenza non ha avuto esecuzione.
26- Piove. la montagna è grigia. La cima del Novegno è tuffata nelle nubi. Sono triste! solo le solite ore
27-N.N
28- Il cattivo tempo ci accompagna sempre. Tra parecchi matti, sotto la pioggia abbiamo fatto ,con una notteveramente vera, a piedi, la strada di Schio. Ci siamo divertiti poco; ma in compenso bagnati molto.
MARZO 1918
1: Piove,Cofard.Ho passato la giornata seduto accanto al fuoco, sotto l'ampia cappa del camino di casa Cavedon
2: Come ieri. Domani si parte per Val Posina, non più per Bosco.
3:alle 9 partenza. Pioggia dirotta. i mitraglieri , allegri, cantano " Quel mazzolino di fiori che vien dalla montagna, bada ben che non si bagna..."!
ci vuole un bel fegato. Sosta a Giovene, dove naturalmente piove. Sto molto male, verso le 14. Mi metto sulla branda di un artigliere; sempre peggio. Un capitano medico mi viene a visitare, e dice che non ho nulla.
alle 20 partenza. Monto su una carretta, tra sacchi di pane e ceste di vivere. Tremo come una foglia per la febbre. Ho foto 30 km di strada senza vederne un centimetro. Che freddo!
Mai ho sofferto tanto. Alle 3 di notte arrivo a Posina. un buon collega, Casagrande, mi trova una tazza di caffè, la quale mi da la forza di arrivare all'accampamento della compagnia.
il resto della notte lo trascorro vestito, senza coperte, col cappotto bagnato, su una branda di rete metallica .
4. Sto un po' meglio, ma son debole come un foglio di carta . Un po' di sole mi aiuta a riabilitarmi. Il mio comandante mi cede una branda migliore, nella sua stanza, dove c'è anche Biondetti, e dove si può accendere una stufa, ma solo di notte!La casa dove abitiamo è a tiro di fucile dal Monte Cimone, la cui cima è occupata da cecchino. Occorre perciò un po' di precauzione per non esporsi alla vista. Le strade sono tutte imascherate  di frasche e di stuoie.
5- Biondetti è stato inaugurato direttore di mensa. Piove e nevica. Stiamo tappati in casa , colla stufa accesa. Sto quasi bene . Andrei a fare qualche passeggiata; ma la neve è troppo alta e non voglio bagnarmi.
La salute comincia ad andare.
6- Sempre cattivo tempo: Gioco a scacchi col comandante e poi basta.
7- Il tempo si è un po' rimesso. non fa troppo freddo. Qualche volta una fucilata ci rammenda che siamo in guerra.
8-Continuo a giocare a scacchi. Coperto, ma non piove più.
9- Ho fatto una passeggiata a monte Pelle, a 20' di qui. c'è due pezzi da 75B, in caverna. Dalle cannoniere, chiusa fra le chine nude, Conca di Laghi , attraversata dal Majo.
Alla stretta le linee nostre ; oltre i laghi , le loro.
Pareva mesto il piccolo campanile, col suo orologio fermo e le campane silenti! A monte Pelle un caro collega d'artiglieria mi ha offerto il cacao, nientedimeno!
10- Ricognizione sulle falde di monte Aralta, sulla linea di difesa in caso di sfondamento dal Cimone
Stamattina son salito a Monte Gamonda con un’albad'oro. Lassù,ad una batteria d'artiglieria ,ho ritrovato il mio cagnolino scomparso da tre giorni. è un piccolo bracco, di due mesi, marrone, col muso il petto e le zampe bianche. risponde al nome di Giove. a sera salgo a Pelle a trovare il collega d'artiglieria, rimasto solo. Ho scritto a qualcuno delle cartoline montane.
11- Lunga camminata sulla linea dell'Aralta,in cerca delle postazioni che ad ogni costo dovrei occupare colle mie armi. Giornata splendida. Parecchie cannonate e aeroplani in giro .
12- il bel tempo continua. i monti si scambiano pugni di ferro con risate fragorose rotolanti di valle in valle. Sono stato a pranzo col collega medico Trinchero, piemontese. Serata allegra
13- sole ed aria. Si sente la primavera che scorre nelle fibre degli uomini e delle cose. Parecchie ore son stato al sole fumando pipe, chiacchierando coi miei soldati.
14- mi sto annoiando in modo indescrivibile. Sto sempre meglio domabivado a Schio per servizio
15-16 Riposo, poiché dovrò fare la strada a piedi. Tempo coperto.
Parto alle due di notte. A sera qualche centimetro di neve, e continua a nevicare. Però non fa molto freddo.Faccio la strada che - venendo su - non ho visto  perché l'ho percorsa febbricitante , rattrappito, su una carretta. Sono chilometri di mascheramenti, poiché il Cimone ficca in casa nostra il suo naso curioso, e la strada - meno qualche tratto- è tutta soggetta al tiro fino a Rocchette, sbocco della valle. Rari colpi di cannone da monte a monte; qualche fucilata. La strada è raramente illuminata dal riflesso di un proiettore nostro, che rischiara nell'aria il vorticare di miriadi di fiocchi di neve passanti pel cono abbagliante, facendo un candido cerchio rotondo sulle ripe del Cimone.Arsiero lugubre e silenziosa, nasconde nel buio le sue casa lacerate. Velo d'Astico non riesce a celare la sua rovina nemmeno sotto il velo notturno. non una casa intatta . qui si vede la distruzione rabbiosa di ciò che si vede ;che si desidera e che non si può avere.
Le umili casette sono rovinate come la Villa Signorili. L'amante brutale respinto ha ucciso la bella perché non fosse d'altri.
Ancora mascheramento , ma già qualche traccia di vita.
Rocchette ha perfino dei fanali. Vado a Timonchio ; trovo il capitano Fennelli dei cavalleggeri Lucca e col suo potente appoggio (Comando di Divisione) disimpegno i miei impegni nella mattinata.
Vado a Schio faccio qualche compera; poi a Giovenale dalle vecchie conoscenze. Finalmente, stanco e affamato , a Marano, dove l'amico Crinelli mi offre cortese ospitalità .
17. il viaggio ricomincia. A Marano ho comprato due galline e parecchie uova, le quali ci sosterranno durante le fatichedella trincea. Ritorno a Schio, dove ho ancora provviste da fare.
Parto verso e 14 per Val Posina. Ho sulla carretta la grazia di Dio. Verdura, uova, polli, e tanta altra roba. Faccio allegramente trottare i muli, alle 18.30 arrivo a Posina
18- Apprendo subito la notizia che il 20 sera andiamo in linea.
Perciò oggi pranzo  ......... , invitando i colleghi Trinchero,dottore, e Bianchini, artigliere. Dopo la colazione vado in Val Tovo con i miei sottoufficiali , a vedere le mie postazioni.  Male indirizzato , non riesco a capire niente, e me ne vado.
19. Darò il cambio ad una sezione che ha le sue armi postate da Sogli Bianchi a fondo valle, sul Coston Penare. Non c'è male , quantunque le armi siano troppo distanti.
La valle del Tovo, affluente del Posina, è stretta e sinuosa, piuttosto lunga. Noi teniamo la stretta centrale, fra Coston Penare e Coston Malagrini. a destra monte Seluggio; di fronte , infilando la valle, le alte rocce di Cima Agarea, a picco.
Sarebbe una magnifica strada d'invasione, me è ben difesa.Â
Monte Novegno e Monte Pria Forà guardano colle loro cannoniere minacciose questa comoda via: il nemico non passerà di qui.
20- Preparativi di partenza. Ispezione accurata delle armi ed all'equipaggiamento. i mitraglieri sono dibuon umore. All'imbrunire si caricano i muli , e via.
In un'ora siamo alle postazioni. Prendo le consegne, piazzo le armi, curo l'alloggio degli uomini, poi passo la prima serata di trincea col Capitano Puccetti; sul cui fronte sta la mia sezione.
21- Faccio più ampia conoscenza coi luoghi e colle persone, per quanto lo permettano le esigenze del riposo, dato il servizio notturno. Accanto al mio alloggio , in un'altra baracchetta di legno, sta Tornaghi, piemontese, comandante la 1010 compagnia, la quale stana il fondo valle. Più giù, in una baracca costruita su un terrazzo del monte, c'è il posto di medicazione del caro Mattana, e l'alloggio del capitano Puccetti.
Farò mensa con i due ultimi.
22- Notte tranquilla. Il giorno, a letto.
23- è duro abituarsi a fare della notte giorno e viceversa. Perciò di giorno mangio e dormo. Notte calma. Qualche fucilata ai piccoli posti. Razzi e bombe a mano. Circa alle due vado a fare un'ispezione alle mie armi.
24- Come sopra
25-Oggi, con un tempo magnifico, l'artiglieria cecchina si è rabbiosamente data a sparare sulle cime del Novegno e del Pria Forà .
Quest'ultima ha - sotto la cuspide terminale- due pezzi di grosso calibro, d cui le feritoie sembrano due occhi vuoti, nere sul bianco della neve. Gli austriaci hanno distrutto il manto candido; ma i nostri pezzi, che parevano ridotti al silenziosi son messi a rispondere, e come! Così è successo per altri due pezzi incameranti in un costone della montagna.Si vedevano le granate esplodere vicinissimo alle cannoniere. Appena scoppiata la granata, i nostri alzavano le saracinesche, sparavano e sparivano.
Poi sono entrate nel concerto altre batterie appollaiate su creste inverosimili. Le grosse marmitte passavano sul nostro capo mugugnando, a dieci e dieci. Cecco ha risanato i suoi cannoni, e non s'è più sentito. Notte calma. Sono uscito di pattuglia col capitano Puccetti e sei soldati, per cercare di prendere una pattuglia nemica che nelle notti di luna viene ad appostarsi in riva del Tovo, sotto un costone non rischiarato, per sorvegliare i nostri movimenti. Due bombe in tasca, moschetto carico, e via.
Sulle pendici dei Calgari un'altra pattuglia nostra è pronta, armata di bombe, a piombare dall'alto sul nemico.
Quattro ore di fusco, pancia a terra, immobili e silenziosi, sulla sponda del torrente. Cecchino non è venuto.
26- è venuto a colazione con noi il mio comandante. La mensa molto sporca ( il menù portava baccalà fritto); In compenso il buon umore non manca. Tornaghi narra come da piccino fu chiuso in una cella frigorifera : Noi aggiungiamo che, per conseguenza , è rimasto freddurista impenitente !
Salogo a Sogli Bianchi ad accompagnare Iannelli , ed a visitare gli amici del battaglione. Il tempo grigio sin dal mattino, si è dato a nevicare. E come viene! Ritorna tutto bianco 27-Fa freddo, ma la neve s'è squagliata.Rimane qualche sprazzo bianco nei valloni più fondi. Un ordine è venuto, che prescrive la massima vigilanza in previsione di un attacco. Ho visitato le mie armi e le munizioni; ho parlato coi miei soldati: siamo tutti pronti con una volontà sola.Quella di ricacciare il nemico al di là dei nostri confini. Alle due di notte due, col capitano Puccetti, ispezione ai piccoli posti ed alle armi Redenta, che di notte sbuca dalla caverna e si piazza su una sporgenza della roccia a picco in cui è scavata l'apposizione diurna, aveva l'acqua posso che gelata. Ho sparato qualche colpo e l'ho riempita d'acqua calda. Così non prende raffreddori e potrà sempre far sentire la sua bella voce. Poi, nella camera del capitano a prendere il caffè ed a scrivere, fumando la pipa.
Fra qualche ora andrò a ficcarmi nel mio sacco a pelo.
28- Giornata tranquilla, freddo intenso. sono salito a costone Malgarini, poi  presso la solita stufa.Notte calma.
29- Freddo e vento. Ho dormito come il leggendario ghiro.
Nella notte quieta e chiara ho salito Coston Penare  fino alla mia seconda arma. C'è fuori una pattuglia nostra, ed il fante di vedetta non saracche qualche colpo. I monti sono velati da una nebbiolina solastra. Giù nella valle il Tono, scintilla alla luna coi suoi mormoranti gorghi d'argento
Sorto Calgani un gallo cedrone canta a gola spiegata ed nel silenzio profondo. Sono triste perché non ho posta da qualche giorno. Questo sentiero sassoso nella notte fredda mi sembra la via della mia vita. Che lunga, lunga strada, che infinita malinconia!...30- Niente posta. Arrabbiato, mi son divertito a tirare colpi di pistola ai topi he m'impedivano di dormire. Altro allarme: attendiamo un attacco per domattina alle 4.Verso le 1.30 Vado a fare un'ispezione.Tutto in ordine. Buio presto. Pioviggina. Il fante è irrequieto, e sparacchia, e tira bombe a mano. Verso il peso della Lagra , fragore di battaglia.Fucileria, bombe a mano, raffiche di mitragliatrice. Le nuvole riflettono il chiarore dei razzi . Verso le tre, calma.
L'attacco non viene. Alle 7 vado a dormire.
31- Pasqua grigia.Nuvolo. Durante la colazione un soldato telefonista che svitava una spoletta ne ha provocato lo scoppio. Poveretto! si è mezzo rovinato le mani; più innumerevoli scheggette gli si sono piantate dappertutto nelle carni. Meno male che non gli hanno offeso gli occhi. Così la colazione ha peso la verve che nasceva. Nel pomeriggio, nervoso, non h potuto dormire. Sono salito a vedere i miei soldati . La sera si mette male.Piove.Alle 21 vado ad ispezionare le mie armi. Sono capitombolato due o tre volte per il sentiero buio, nella nebbia. Un divertimento pazzo!
APRILE 1918
1- Questo primo d'aprile ha la caratteristica di non aver avuto - qui- alcun peso. Ha piovuto tutto il giorno . Calma perfetta. Verso le 3 il cielo s'è schiarito ed è uscita la luna. Ho fatto la solita ispezione, poi a dormire.
2-Pioggia giorno e notte - mi sono rintanato col Capitano Puccetti accanto alla stufa. Ho scritto a tanta gente. E basta3- Cecchino mi ha svegliato stamattina con una cannonata presso la mia barchetta. Poi ha continuato tutto il giorno a tirare granate a sharpnells un po' dappertutto. Così il generale che doveva venire a visitare la linea, avendo visto le nuvolette azzurre di qualche shrapnel sfiorare in fondo valle ha fatto dietro fronte e ci ha lasciati tranquilli. Ed io ,a dormire. Notte calma
4- Tiri di disturbo come ieri. Notte calma.
5- Sempre roba vecchia. Cecchino ha tirato . I nostri hanno risposto, con la differenza che i proiettili di Cecco andavano al diavolo; i nostri cadevano sulle nostre linee in modo vergognoso. Hanno fatto due feriti !
Ieri uno shrapnel austriaco ha ferito a Sogli Bianchi due mitraglieri della mia compagnia, ma non gravemente.
6- Secondo il solito mi sono alzato alle 12.30. Dopo la mensa sono andato con Mattana a far schiarire un po' la voce alle mie armi, da troppo tempo silenziose. In questo interseguirsi di monti e valli, davanti alle alte pareti a Birco dei Castelli e di Cima Azarea, l'eco ha una potenza inimmaginabile . Certo chi da poco lontano sente sparare, non può indovinare la postazione dell'arma. Ogni anfratto di roccia, ogni vallone, ogni costa ha il suo eco. Migliaia di colpi sembra di aver sparato: erano cinquanta. Portentoso.
Intanto ora so dove possono vivere piovere le raffiche mortali delle mie mitragliatrici. Anche di notte so che i proiettili cadono là dove ho fissato la falciata: di là nessuno passerà ,fino all'ultimo uomo, all'ultima cartuccia.
7- Pae che il giorno 10 sia stato scelto dal nemico per iniziare l'offensiva. Io senza saperlo mi sono messo a posto fin da ieri , e aspetto tranquillamente . Oggi sono superlativamente contento perché ho ricevuto due lettere. che bella dormita!
8- Tornaghi è andato riposo . Che allegro compagno abbiamo perso! è venuta al suo posto una sezione della 957, (comandata dal Capitano Canino) col tenente Casaleggi, ligure.
La combriccola aumenta di numero, e trovar posto alla mensa è un problema. Abbiamo invaso il posto di medicazione, e si mangia tra olio di ricino e tintura di jodio. Notte buia, ma calma. Vado a fare l'ispezione, alle due, portando una lanterna da ferroviere. cui devo la conservazione delle mie ossa. Devo essere molto carino!
9- La notte dall'11 al 12 avremo il cambio. Se Cecchino non si decide a spicciarsi per l'affare dell'offensiva, se ne parlerà fra un mesto, dopo il riposo. Son contento, e mi son preso allegramente la pioggia durante l'ispezione, mentre l'impermeabile presso la stufa, stava appeso ad un chiodo.
10- è venuto il 218 ( Brigata Volturno, verde e rosso) a dare il cambio. Io rimarrò in linea fino a domani sera, perché non si spostano mai contemporaneamente fucilieri e mitraglieri. Sono seccato perché ho dovuto scarabocchiare nientemeno che sei fogli di carta protocollo per le consegne. Metà del mio lavoro Borghetti mi ha rovesciato il calamaio su quell'esempio di bello scrivere, e mi è toccato ricominciare!
11. Piove. Se continua così per il cambio, stiamo freschi! Passo la giornata così, stupidamente , in un'attesa noiosissima. Che uggia!
12- Ieri sera il tempo s'è schiarito un po'. Il cambio è andato bene; Solo abbiamo fatto un po' tardi. Lascio Val Tovo immersa nella notte, fra il rumore del torrente ed un confuso timido tremolio di stelle. Via balzelloni giù per la mulattiera, trasformata in ruscello dalle pioggia di questi giorni.
A Castana, illuminata vividamente da un proiettore nemico piazzato sui picchi di cima Azarea, Sostiamo per l'adunata. La strada è mascherata Dale stuoie; perciò siamo invisibili. Il proiettore si spegne.
Solo la luce balenante di qualche razzo alzato sui monti illumina a tratti il nostro lavoro.
Monte Gamonda spia il Maio con un riflettore su quasi in vetta. Tozzo e arrotondato, sembra un gran bestione accucciato in agguato nella notte, girando intorno il suo occhio fosforescente.
All'una in marcia. Mi assale un malessere vago, che si precisa in una debolezza acuta ed in una nevralgia fortissima. Il comandante mi da la sua bicicletta, ma non reggo alla fatica. Devo montare su di una carretta, poco dopo Velo d'Astico. Due volte ho fatto questa strada col mio reparto, due volte sono statomale. A Piovene scendo e mi allontano un po' con Mattana, per cercare Tanelli. Quando torniamo la compagnia non c'è più . Sono le 5.30 del mattino. Nei baraccamenti di riposo, le trombe gettano all'aria ferma le ingrate note della sveglia. Via Crucis. Nessuno ha visto passare la compagnia !
Regolandomi sulla larghezza dei cerchioni, riesco a trovare la strada che hanno fatto. Ma poi, non avendo più guardato a terra per la semplice ragione ch'ero salito su un carro, a Zanè perdo la traccia.
Nessuno sa dove sia Capitello. Proseguiamo per Thiene poi per Marano. Abbiamo sonno; siamo stanchi , non sappiamo dove andiamo. Eppure siamo allegri e non ci risparmiamo le freddure uno all'altro.
Finalmente a Marano incontro una caretta della 958 che va alla spesa. E sono indirizzato. Arrivato ancora col capo in fiamme, stanchissimo, mi infilo nel sacco a pelo, per terra sopra un semplice pagliericcio, e dormo.  Verso  le 14 viene Spartelli a farmi un interrogatorio seccatissimo. L'ho mandato a ... farsi benedire, ma lui ha detto: Vai in licenza. Allora ho buttato via coperta, sacco e tutto; ho abbracciato Spartelli, ho strillato e dato scappellotti ai miei soldati. Parto domani.13- Ho fatto una magnifica dormita sul mio letto da campo, con delle vere lenzuola di bucato. Nè fucilate, né scoppi di bombe. Probabilmente, del resto, non mi avrebbero svegliato. Vado a ritirare la licenza. Parto fra tre ore. E per quindici giorni chiudo il diario
MAGGIO 1918
1- Questa era alle 7 sono sceso alla stazione di Marano la licenza è finita. Domattina alle 6 si parte per Bosco, di rincalzo in seconda linea.
2. Iil tempo che non ha favorito a mia licenza , si è messo al bello. La lunga strada a Marano a Bosco, larga e comoda, serpeggia su per le coste cercando i dolci pendii. Gli autocarri la percorrono fino al Novegno!
Arriviamo a mezzogiorno. Gli alloggi sono in baracche abbastanza comode e ben fatte, in un anfiteatro di montagna, sopra un vasto spianato che tende verso il piano. Si riposa tutto il giorno.3 Ieri sera abbiamo fatto, in quattro, un po' di allegria. A mezzanotte siamo andati nelle baracche dei colleghi a fare chiasso quasi infernale, attendiamo le loro... benedizioni nonché le loro scarpe ed altri proiettili.
Oggi una magnifica giornata. Che cielo e che sole! Tutti sono contenti ed allegri. Si sente la primavera, Il prof. Solvenini durante una conferenza di guerra, a tutti gli ufficiali del reggimento, presente il generale Leone
4- Continua il bel tempo e questa serena vita all'aperto. I giorni sono istanti. Le sere trascorrono in lieti conversioni, grazie a qualche buona bottiglia.
5- Tempo coperto. Messa al campo per tutto il reggimento.
10- Seconda linea riposo, è la stessa cosa. Il tempo passa, si ,con piccoli fatti e grandi sbadigli, ma si può dire che è come una guarigione.
Perciò i giorni vanno verso il loro infinito, senza che un po' d'inchiostro stenda i suoi ghirigori su queste ragioni10- Festa di reggimento e distribuzione di medaglie.Su un vasto spiazzo sono schierati i fanti del 18 e il 24° d'assalto. Ghirlande verdi circondano il campo, nella tribuna dolcemente abbiamo le bandiere alleate.
Senza luce, gli elmetti e le mitragliatrici - issate sulle spalle dei portatori- rispondono al sole con uno splendore opaco. Poi cento e cento baionette, che sulla punta, hanno spinto a furia la Vittoria sul Carso, balzano verso l'azzurro. Viva l'Italia! Le possa l'austriaco vedere abbassarsi in un folle impeto, assetate di sangue e di strage, per la pace e l'operosità dei piani ridenti che laggiù, in una vaporosità azzurrognola, ai nostri occhi appaiono, sparsi di case, zigati dai fiumi bianchi come strade, e fu quelli che altre ancora noi non possiamo vedere, dove le grandi città pulsano come cuori vivendi il ritmo della vita.
Ogni fante ha avuto un dono. Poi giochi, spettacoli e lotteria.
17. Abbiamo fatto colle nostre macchine un esperimento di tiro indiretto, a 2000 metri, sorpassano tre costoni che scendono dal Novegno. Esito abbastanza soddisfacente. La mitragliatrice giocattolo bello e terribile, svela a poco a poco i suoi segreti mortali a chi l'ama e la studia. A duemila metri, anche tremila, di distanza , in un vallone chiuso e sicuro, migliaia di proiettili piovono dall'alto, quasi perpendicolarmente. Si sente lontano il fragore delle armi che sparano; non si sa dove siano : e piove. è terribilmente demoralizzante19. Sono salito in ricognizione su gli alloggiamenti al Novegno ,1552 metri. Monte Novegno, tra Val d'Astico e Valle dei Signori è uno dei pilastri di difesa del pianoro Vicentino, con monte Summano, Cengio e Più, Più che un monte. è un insieme di cime , che racchiudono delle vaste profonde conche opere da un'erba corta e dura. Trincee accuratissime, nidi di cannoni ed obici, caverne; una fortezza invisibile e inespugnabile. Di qui si scorge Val d'Astico; Schio, Vicenza, più oltre il Brenta appare l'opulenza verde della pianura; i roccioni erti del Psubio e delle Dolomiti. Dove prima della guerra a stento giungevano i pastori, ora si viene in autocarro per due comode strade che sui  due opposti versanti si snodano in ampie volute sovrapposte. E nelle malghe diroccate sono appiattati i grossi camion, come belve in agguato. Piove ogni tanto qualche cannonata. A salire tre ore; a discendere, correndo a rotta di collo giù per un vallone, trentacinque minuti.
20. Stasera partiremo alle 16 per il Novegno. La giornata è calda ma limpida.
21- Senza incidenti siamo arrivati a destino. Sto col comandante in una barchetta sull'orlo di questa specie d'altipiano, verso Schio. Si distinguono chiaramente i baraccamenti di Bosco, e tutti i paesi sparsi intorno, per monti e valli. A sinistra il Pria Forà ; a destra un cocuzzolo su cui una batteria austriaca ha piazzato i suoi cannoni
nel vallone che scende sotto la barchetta, vanno e vengono i carrelli di via teleferica. Stamattina sono andato a far un giro. In fondo ai valloni, nelle trincee profonde, c'è ancora un resto di neve. L'aria è perfettamente ferma. Tre caccia a croce nera vengono per pizzicare un drago alzato da Case Rossi. La batteria qua vicino inizi il fuoco. L nuvolette degli sharpnells rimangono in aria immobili cosi a lungo, che si può da esse capire la rotta dei velivoli perseguitati . Vanno, vengono, sembrano fuggire, poi tornano. Inutilmente. Il fuoco antiaereo è di una precisione stupefacente, ed essi non possono avvicinarsi al drago, che , indifferente, resta alzato. In un ridosso mi siedo a godermi lo spettacolo di questo paesaggio che non riconosco più. La primavera non ha paura della guerra, ed è dappertutto .
Vedo benissimo Posina Castana, Val Tovo, sogli Bianchi. Cannonate a vicenda un po' dappertutto. Ma noi siamo superiori d'intensità e precisione.
24- Stanotte all'una siamo stati svegliati da una chiamata improvvisa. Armarsi, spalleggiare mitragliatrici e materiale; poi scendere alla trincea di 2a linea. I soldati hanno quasi tutti la febbre. Giù per la mulattiera maschera che per Val Maso scenda a Posina, raggiungiamo la trincea. La luna ci rischiara. Dopo un'ora di marcia infiliamo il camminamento, a mezza costa. Un'altra ora. A tratti il camminamento è coperto , e si cammina a tentoni.L'ignoranza del perché di quel movimento ci rende nervosi.Forse il nemico vuol commemorare l'anniversario? Noi siamo pronti.
Il tempo è splendido, e di può anche dormire all'aperto, in una monumentale postazione in muratura a secco, ricoperta di lamiere, Non è una camera; è un corridoio, poiché tutti ci passano, mentre vi è un'ottima ventilazione. Ho un po' di febbre. Ganini l'armaiolo e Nieddu il porta arma scherzano sul morbido materasso e sul calore delle pietre che hanno servito da capezzale. Tutti sono allegri e di buon umore, a dispetto della febbre anche alta.
26.Sono due giorni che godiamo questa specie di ... Villeggiatura.
E possiamo ringraziare gli Dei dell'acqua e dei venti, che ci favoriscono in odo insolito.Stamattina alle 7, svegliandomi al solito via vai di fanti nella mia... camera da letto, appena spuntai col capo dal tepore del sacco a pelo, ebbi la grata sorpresa di vedermi dinanzi Tornaghi carissimo. Al suo ritorno mi ha preso con sé; mi ha invitato alle sue postazioni, e coi suoi ufficiali ho passato una giornata allegra e dedicata piuttosto a Bacco.Ma la febbre non mi ha lasciato. Ho preso sei pastiglie di chinino! Al ritorno il mio sergente maggiore mi ha comunicato l'ordine di rientrare all'accantonamento. Arriviamo verso mezzanotte. Scrivo queste righe stordito dal sonno, dalla febbre e dal chinino. Spero domani sii star meglio. Tornaghi mi ha regalato una cannetta, che non risponde al nome di Mimì; ed è color caffellatte.Molto graziosa ed affettuosa
GIUGNO 1918
16 giugno . In questi scorsi giorni poco da raccontare. Solamente il 4 ho ricevuto l'ordine di occupare due postazioni a Monte Rione. Nevicava e c'era un nebbione, come si dice, inglese. Ho trovato una barchetta; Ho acceso la stufa e son rimasto li. Il giorno 5 c'erano per terra 40 centimetri di neve! Il 6 siamo rimasti all'accampamento. Il 7 , partenza per Costa Mala, sotto Costa Perlona, quasi in fondo Val Posina. Che delizia, accampati sui prati verdi, nell'erba alta, in qualche radura fra i castagni !
Ma la pioggia è venuta a guastarci la villeggiatura.
La sera dell' 11 dobbiamo salire sul Gamonda.
Pioveva a dirotto io non c'ero mai stato, lassù. Il sergente che era andato a prendere le consegne non sapeva più orizzontarsi. Su per i sentieri difficili, tali da lasciare i muli alla luce tremolante dei razzi ed al riflesso dei proiettori.
Ho ringraziato, quella notte, il riflettore austriaco di Monte Cimone .
Al povero Limoni è caduto sul capo un sasso mosso da un compagno che camminava più alto di lui. Ed io, tutto fradicio, a dispetto dell'impermeabile, in una galleria in costruzione ho fatto anche il dottore! Verso l'una siamo arrivati in vetta. Non ci si capiva nulla, sentieri stretti fiancheggiatida ripide pareti e profondi burroni. Niente baracche né ricoveri.
Continua a piovere ma non ho freddo , perché la salita mi ha riscaldato. Metto i soldati in due caverne, ed io passo la notte con il mio comandante nella mensa ufficiali della 160 (batteria) Artiglieria da Montagna, che vedendoci in deplorevole stato " senza tetto e senza cena" ci hanno offerto ristoro ed alloggio. Stufa accesa, facciamo alla meglio asciugare i nostri indumenti, e sonnecchiamo un po', seduti accanto alla stufa.
L'indomani riesco a sistemare miei uomini e me stesso . Ma piove sempre. Ma poi il tempo si rimette ed andiamo bene.
Il mattino del 15, verso le 3, un improvviso scroscio di colpi d'artiglieria in arrivo ci ha svegliati. Sulle barche situate al riparo della roccia piovono sassi e palette di shrapnells. Corro a svegliare i miei uomini, faccio prendere ad ognuno una cassetta di munizioni e via in postazione, all'unica arma mia, orche l'altra è al cambio. Devo attraversare un tratto di circa 70 metri, scoperto e parecchio battuto, per andare in postazione. Tra un arrivo e l'altro di grana i miei mitraglieri si buttano avanti.Anch'io li seguo, non senza qualche ruzzolone. Arrivato in caverna e fatto l'appello, trovo mancante l'armaiolo. Corro, e vado a cercarlo. Lo trovo in una. galleria con i soldati del genio zappatori che lavorano qui. Lo faccio venire con me alla postazioneBombana è bianco come un foglio di carta. Mandandolo a portare un ordine, siccome lo vedo andarsene maggio e curvo sotto gli scoppi, tiro per ischerzo un colpo di pistola per aria. Si butta per terra, poi via, di corsa. Povero Bombana! Verso le cinque il tiro rallenta, e mi ritiro. Alle 7 non c'è più nulla. Abbiamo avuto il caporal furiere ferito gravemente. Il genio quattro feriti.
Il mio comandate m'informa che mi ha proposto per l'encomio solenne per il modo celere con cui la mia sezione ha preso posto di combattimento sotto il fuoco d'artiglieria.  Oggi annunzio dell'inizio dell'offensiva nemica. Il bollettino da buone notizie e migliori speranze. Il nostro settore è tranquillo , si sente un intenso cannoneggiare verso gli altipiani. Siamo tranquilli e fiduciosi.
LUGLIO 1918
1 Luglio. Ho accompagnato stanotte una pattuglia incaricata di prelevare un piccolo posto verso Laghi. La casetta indicata dalle deposizioni dei prigionieri, nascosta fra i castagni sul pendio del monte, era quasi rovinata. Nessuno. Li accanto piangeva l'acqua d'una fonte, paurosa nella notte.
Ho dato fuoco ad un mucchio di foglie secche, per vedere se i nemico fosse vicino, si scopriva.Nulla. Nel bosco, degli alberi tagliati e scortecciati, una linea telefonica che abbiamo asporto sera però trovare i capi.
3 Luglio. La notte sul due, col collega Bondanalli e col soldato Zampè, accompagnati da una pattuglia siamo nati al campanili di Laghi. Qui la " terra di nessuno ha una lunghezza di più di due chilometri". A vanti. Passiamo un ordine di reticolati sulla rotabile presso il laghetto. Poi un altro all'entrata del paese. Nessuno , e nessuno rumore. Con delle bombe nelle mani avanzo lentamente , in testa alla pattuglia. Sulla strada rottami e mucchi di macerie. Facciamo senza volerlo un chiasso indiavolato. Il nemico ha la sua linea a meno di cento metri. Avanti. Da un momento all'altro possiamo scontrarci con una pattuglia avversaria. Passiamo la chiesa. Li davantini uno spiazzo, sorge il campanile, all'apparenza quasi intatto. Visitiamo le case , che non hanno più che i muri dei i tetti, sforacchiati. Penso alla mite gente che la guerra ha cacciato dal paesetto  adiacente tra i suoi due laghetti color pervinca. Entriamo nel campanile. Sono le tre. La pattuglia ritorna. Restiamo, in tre, a cinquanta metri dal nemico, con un tascapane di bombe e la necessaria mangeria. Nessun rumore. Il cielo sbianchisce verso oriente. La scaletta, coi gradini di pietraInfissi nel muro è frantumata dalle granate dai proiettili massi caduti dall'alto. Con fatica e pericolo riusciamo ad issarci, su. Siamo quasi al sicuro, poiché qui non ci avranno vivi.
Osserviamo le linee ed i lavori difensivi del nemico, i suoi movimenti ed i suoi passatempi.
Soldati in azzurro chiaro e in marrone passano, chiacchierano, fischiettano lavorando. Sentiamo le voci ed i suoni. Un organetto si sfoga in un lento valzer. Altrove un coro di voci canta un'aspra canzone. I nostri cannoni, Â per non permettere al nemico di uscire dalle linee, mandano delle veementi raffiche. Dal suono distinguiamo i calibri e sappiamo le batterie che sparano. Alcune sono di amici, che stanno in ansia per noi. Sonnecchiando ed osservando passa la giornata. Alle 22 (ora legale) appena il buio ci permette di attraversare inosservati lo spazio scoperto attorno al campanile, ce la svigniamo per il ritorno.
Cinque ore di marcia per tornare quassù. Mezzi morti di fatica e di sonno siamo arrivati. Altro che tensione nervosa !
Su di una tavola son rimasti i nostri nomi, che il nemico forse leggerà con sorpresa, un giorno.30. Ieri abbiamo lasciato Val Posina, probabilmente senza ritorno. Paesi e case lasciate fra il verde dei costoni ed adagiate nelle conche come per nascondersi, sfracellate dalla furia dell'artiglieria. Chiare acque del torrente che sostate un po' nelle curve scavandovi freschi gorghi profondi dove immergevo con delizia il soverchio calore del mio corpo. Arrivo morto, senza più vista nelle case bucherellate. Velo d'Astico che alza al cielo come una maledizione il suo campanile spaccato per il lungo e a metà caduto. La "Montanina" con la sua chiesetta a mosaici oro e rosso, tutto ,tutto giù tra le erbacce cresciute rigogliose, come per nascondere i danni della malvagità del nemico.
Questo ho visto, viaggiando verso il ritorno, attraverso i vani della mascheratura della strada.
Col rombo strepitoso, su quella disfunzione andavano i miei pensieri. Andava il grosso autocarro come una bestia massiccia un po' ironica.
Calpestaron le culle nel cammino,
tutte le cose sacre
(anche le rose a Leila
povere rose della Montanina!)
Un ultimo sguardo dell'occhio pensoso del Pria Forà , azzurro dell'azzurro del cielo.Settembre 12- La sorte dopo la licenza mi ha riportato qui, sul costone di Monte  Aralta, tra Barzoni e Castana.
Non c'e nulla da fare ; poi sono molto seccato, e non trovo gusto a nulla. Ho fatto domanda per il battaglione d'assalto. L'unico divertimento è stato, qualche giorno fa, quando tre inglesi hanno abbattuto cinque " croci nere" , di cui due in fiamme proprio qui vicino. In circa mezz'ora!
Il 10 sono andato ad Arsiero, a trovare un amico. Aspettando l'ora di mensa, ho fatto una scappata a quei ruderi che furono " La Montanina". Niente schegge di vetri e di piastrelle colorate tra i calcinacci , a terra, colonne, archi, muri : tutto arso, rovinato. Dietro alla Montanina una potente linea di trincea coi vasti reticolati arrugginiti. Nel ruscello l'acqua canta, canta l'istessa canzone che il poeta stava forse a sentire, all'ombra dei boschetti. Ma non pare più quella. Quelle che scrissero , anni fa, il loro nome sotto il portico della chiesetta " Santa Maria di Montes" riconoscerebbero ora il luogo che rammenta forse uno dei migliori istanti del loro amore?
L'acqua canta nel ruscello tra i cespugli. Il cannone romba sui monti18 Settembre . Sempre qui, a godere le aure più o meno cresce di M.Aralta. Nessun divertimento, solo la notte sul 15, quando un forte reparto austriaco ha attaccato in cima Laghi, con vivace appoggio di artiglieria e conseguente nostra energica reazione. Naturalmente il nemico è stato respinto. Erano le tre e mezza circa. Immerso nel tepore del sacco a pelo, fui tratto dal mio sonno tranquillo da un improvviso bombeggiare di cannonate. Non mi mossi in deciso di non alzarmi, solo per un po' di fracasso. Ad un tratto il mio nicchio purtroppo esercitato. riuscì a percepire tra il fragore degli scoppi, il martellio serrato della mitragliatrice italiana: segno evidente d'attacco alla nostra linea.
Balzai in piedi; maschera al petto e via in postazione. I miei mitraglieri , già armati mi aspettavano, raggruppati intorno alle loro armi, nelle caverne tenebrose. Cannonate dirette a noi non ce n'era ma quelle indirizzate al proiettore a 200 metri al di sopra di noi tiravano giù un diluvio di sassi, con evidente pericolo della nostra incolumità personale. Come piccoli vulcani si vedevano in fondo valle scoppiare le granate di grosso calibro; gli shrapnells in aria erano come fuochi d'artificio. Una spessa nube di fumo si scorgeva, al chiarore lunare, riempie gli sbocchi delleValli di Tovo e di Laghi. Monte Calgani era cromato di fuoco.
All'alba tutto acqua. Avemmo qualche morto e parecchi
feriti. A Castana ho parlato con un giovane aspirante
degli alpini, dai chiari occhi foschi di dolore, roseo come
una fanciulla. Un braccio spezzato ed una scheggia in unaÂ
coscia.Stava sul Calgani.Povero ragazzo!
Noi ci potemmo accorgere della forza del reparto attaccante dal
numero dei morti e dalla quantità di armi abbandonatiÂ
davanti ai nostri reticolati.
Oggi ho visitato la linea di M Cimone in Val Riofreddo, cheÂ
noi dovremo occupare. Quella e le altre linee del sistema,
sono un esempio di tenacia. Siamo dominati ma teniamo. Teniamo
anche dove la vedetta nemica ci schernisce come da un balcone, e ci
butta le immondizie addosso. Non a noi però, diavoli gialli
OTTOBRE 1918
Ottobre
1.Partenza per l linea di Monte Cimone. Con una pioggia insistente, sostiamo un giorno a Ca' Pirimi, ai piedi del monte.
Dobbiamo occupare la linea del fortino allaCimetta Simoni, a sinistra del Cimone. Nel pomeriggio, mentre gli ultimi scrosci di pioggia si alzassero con un. isto di sole, saliamo il costone. La Cima è ottima, per posizione e per opere. Profonde trincee in roccia, e senza caverne per le mitragliatrici. Il mio baracchino è un po' scalcinato, ma pazienza. Diamo il cambio alla 1249 del 217 " Brigata Volturno". A proposito io sono cambiante di compagna. Lotto co la mia sezione nel fortino: posizione dominante, caposaldo della difesa.
Gli austriaci sono in alto, e ci guarda come delle murate di una nave. di chi il Cimone ha la forma
2 La neve ammucchiata dai colchici nei prati di fondo valle, ha imbucato le cime più alte. Pasubio, Toraro, Conezza. Campoluzza, Campomolon ci spediscono  ma frizza che ci fa puntare alle buone fumate invernali falciate al piano. Stasera, mentre si trova alla mensa, ed io e un collega eravamo intenti ad na partita di scacchi che era oggetto dell'attenzione generale, un fonogramma ci ha annunziato un disertore. Condotto da un fiero czeco-slovacco col pugnale alla cintola ed una bomba Clevenot tolto gli spallacciÂ
nella giberna, il disertore è arrivato.
Vecchietto, mingherlino, con un'aria tra impaurita e da imbecille, entra, saluta il maggiore, ma la spaventosa caricatura di un ufficiale dei bersaglieri, ricordo della Brigata Cavalli. Evidentemente l'ha scambiato per ritratto del Re.
Ha una mezza pagnotta contro il petto, sotto il cappotto abbottonato. Mal vestito, ma scarpe ottime. Boemo. Era sarto di compagnia, ed ha disertato portandosi anche le forbici, fucile e munizioni. è un povero fante ignorante e non ci può dire molte cose. C'interessa la notizia che un tenente delle stosstruppern, ungherese, vuol tentare un colpo di mano sui piccoli posti nostri.
Venite , caro collega dal nome impronunciabile, sarete ricevuto con tutti gli onori!
8- ore tre, Abbiamo avuto notizia che gli Imperi Centrali hanno chiesto l'armistizio. L'artiglieri nostra ha risposto male, mantenendosi attivissima fino ad ora. Io ho sparato un migliaio di colpi sopra una mulattiera di obbligato passaggio a più di 2000 metri. Ad ogni razzo che s'alzava laggiù, nellaprofondità buia della valle, cinquanta proiettili partivano dalla mia arma a quella volta. Questo è il nostro armistizio. Se gli uomini di governo fossero qui, non studierebbero senza la risposta.
29 Stanotte sono stato di pattuglia sotto il Seluggio, a Casa Moli. Avanti per la strada di Campomolon. Poi su per i costoni selvaggi. Trovo un antica linea austriaca. Passo il reticolato , poi la trincea un riflettore nostro ci da parecchia noia. Si fa un chiasso indiavolato camminando sui rami secchi. Giù da un doccione, dove è scavata una caverna naturale , piovono quatto o cinque bombe a mano. Siamo in linea. Avanti. Passo il reticolato, un mio mitragliere volontario, mi avvisa che gli arditi no hanno più il coraggio di avanzare. Riesco a farli procede una cinquantina di metri , fino a pochi passi dal reticolato. Non avanzano più , perché hanno una paura tasche, che un solo austriaco me li prenderebbe tutti. Faccio tirare di là sette od otto bombe. Nulla. Altre bombe e sassi giù per il monte. Nulla ancora. è una tranquillità veramente impressionante. Faccio gridare al mio mitraglierequalche... complimento in tedesco; il nemico non risponde.
Nè un razzo, né un colpo di fucile. Alle quattro e mezza del mattino, quasi a giorno chiaro, ritorno.
30. Cambio. la brigata Chieti ,123 e 124, sono arrivati. Noi andremo a Zanè.
31. Ordine di partenza per valle Lagarina. Notizie strabilianti. Sul Piave il nemico è in rotta; noi combatteremo sulle montagne
NOVEMBRE 1918
2 Novembre . Arriviamo ad Ala. ll nemico è fuggito!
Avanzeremo senza impedimenti su Trento, a rapide marcie.
I prigionieri arrivano a migliaia. Nessuno li guarda, nessuno li conta. Sporco e famelico, l'austro-ungarico batte le strade d'Italia, ma non da padrone
3. Rovereto! Abbiamo camminato tutta la notte. Si inciampava nei corpi dei prigionieri stesi sul fango della strada.Avanti, Avanti. Domani si parte per Trento
4. Alle 19 siamo entrati in Trento. Niente feste, niente sbandieramenti. Abbiamo fame e sonno. Ma non siamo stanchi. Noi salivamo verso la città nostra . a Torineimmemori, più e più numerosi di noi, gli austriaci scendevano con carri, cavalli e automobili.i prigionieri nostri liberati montati sui cavali e sui carri del nemico, custodivano la colonna, lunga da Trento a Rovereto.Terrei in volto ,laceri, magri,stavano erti nei cavalli ossuti come scheletri, e facevano filare l'aguzzino di ieri.
e ci guidavano le loro sofferenze di ieri , la fai, la sporcizia , le bastonate! Uccideteli! correte che scappano!
I bei dragoni ungheresi col dolman azzurro impellicciato ad alamari gialli e neri come andavano a capo basso ! io ho requisito un cavallo con la relativa sella , e via, in testa alla mia compagnia
5- Riposo e cambio di caserma. Trento l'ho vista solo ancora dalle finestre. Per quelle poche vie che ho percorso, che luridume e che puzzo! Elmi , maschere, fucili, mitragliatrici, e magazzini di materiali buttati all'aria. I prigionieri continuano a sfilare, come prima. "Verrà la Caporetto Austriaca!" avevamo scritto sui manifesti della nostra brigata, al mese di maggio.
si è venuta!
IL DIARIO DEL SOLDATO LUPANO PIETRO
Lupano Pietro nasce a Casale Monferrato il 1 febbraio 1886, iscritto nelle liste di leva del Distretto di Casale Monferrato, è chiamato alla visita di leva il 9 giugno 1906.Riformato per "deficienza toracica" e dopo aver servito la Patria per mesi tre, è posto in congedo il 28 ottobre 1906.Pietro Lupano dopo un periodo di scuola ed apprendimento è artigiano sarto, il 7 aprile 1910 sposa Lupano Maddalena dalla quale ha tre figli: Carolina (Lina) 13 marzo 1912, Napoleone 21 aprile 1913 e Felicina (Cina) 28 dicembre 1914.Il 27 maggio 1916 muore a causa di una grave malattia la moglie Maddalena e il 7 luglio 1916 muore la figlia Felicina.Richiamato alle armi il 20 luglio 1916 rimarrà in zona di guerra fino alla sua morte avvenuta in combattimento in Frazione Cavrié di San Biagio di Callalta il 15 giugno 1918. I suoi figli Carolina (Lina) e Napoleone cresceranno in collegio fino alla maggiore età . Il Soldato Pietro Lupano potrebbe essere citato come uno dei tanti esempi per spiegare meglio la situazione italiana, soprattutto la strategia militare italiana in atto su tutto l'arco del fronte italiano.Fisicamente non dotato per attività pesanti, deficitario di peso e torace, fisico slanciato ma gracile, alto m. 1,73, la sua professione era di artigiano sarto.In 3 anni gli nascono tre figli, (dal marzo 1912 al dicembre 1914) dopo un breve periodo di serenità nonostante le difficoltà quotidiane, Pietro Lupano è costretto, trascurando soprattutto se stesso, a dedicarsi costantemente alla moglie fino ad accompagnarla alla morte, immediatamente dopo è la volta dell'ultima figlia che non è ancora sepolta quando gli arriva la cartolina di chiamata al fronte. La legge impone che i figli siano ospitati in collegi dove potranno studiare, crescere e formarsi professionalmente.Carolina entrerà in convento come Suora della Carità nella Congregazione di San Vincenzo de Paoli diventerà , come Suor Maria, maestra d'asilo ed eserciterà fino alla sua morte (1977) presso l'Istituto Salotto & Fiorito di Rivoli Torinese. Napoleone rimarrà nel collegio di Sassi (TO) fino alla fine delle scuole elementari. Successivamente sarà trasferito a Casale Monferrato presso l'Istituto della Provvidenza di Via Facino Cane fino alla maggiore età (1934) uscendone con il diploma di Operaio Specializzato nel settore della lavorazione del legno. (falegname) Nel 1935 entrerà come operaio all'Eternit, vi rimarrà per 38 anni e morirà nel 1984 a causa dell'asbestosi provocata dal polverino d'amianto.Il diario di Pietro Lupano è un condensato di pensieri, ricordi, desideri, nostalgie che giorno dopo giorno lo portano ad avere forza e fede in una speranza: quella di rivedere i suoi figli ed aiutarli a crescere in pace.Purtroppo alcune delle pagine del diario sono state strappate dalla censura, molti nomi e riferimenti sono stati cancellati per evitare che ci potessero essere ritorsioni. Tra le pagine mancanti risultano quelle degli ultimi due mesi di vita: da fine aprile al 15 giugno 1918 giorno della sua morte avvenuta a causa dello scoppio di una bomba in località Cavriè, una località sulla sponda del Piave. I suoi resti riposano nel Sacrario di Fagarè della Battaglia vicino a Treviso.PAGINE DI GUERRA (dal diario di Lupano Pietro).Richiamato alle armi il 20 luglio 1916, il soldato Pietro Lupano è chiamato a svolgere servizi nelle retrovie situati nella zona della bergamasca dove sono situati alcuni magazzini per i rifornimenti ai reparti in prima linea. Il periodo ha lo scopo di rinforzarlo fisicamente e di addestrarlo alla guerra di trincea e al fronte per un trasferimento che avverrà in secondo tempo
7/8/1916 - In distaccamento a Ponte Nassa.
12/8/1916 - Escursione in montagna a 800 metri.
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15/8/1916A voi miei cari è sempre rivolto il mio pensiero e a te Napoleone un bacio per il tuo onomastico dal tuo Papalotu.
16/8/1916Si fa manovra... Penso ai miei bambini andare all'asilo quale ricordo... per me - Cari tempi quando vostra mamma vi conduceva.
18/8/1916Da Teresa (sua sorella che era la dama di compagnia della Marchesa Pignone del Carretto) ho notizie che i bambini stanno bene e ricordano Papalotu... nel pianto qual consolazione.
22/8/1916Si torna dai primi tiri, accompagnati da musica tra questi alpestri clivi, qual poesia - nella meditazione mando un bacio a te... Maddalena e a te Felicina, un arrivederci a Lina e Napoleone e tutti i miei cari.
23/8/1916A te Maddalena e Felicina vi bacia sopra la zolla il vostro più caro, vi saluta e vi bacia il vostro Papalotu che tanto lo amate - La mia Lina e Napoleone devo rivederli.
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27/8/1916Già tre mesi dacché tu Maddalena mi lasciasti, lassù nel cielo prega per me onde possa presto essere al fianco dei piccini. A te sempre rivolto il tuo Piero ha il pensiero.
2/9/1916 - La mia compagnia va al campo - Noi inabili ci fermiamo a Ponte Nassa.
5/9/1916 - Faccio domanda come sarto che ne cercano.
7/9/1916Povera Cina sono due mesi oggi che tu povero angioletto volasti fra gli Angeli - Pace a te e prega per me.
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9/9/1916 - Passeggiata a Vertova.
14/9/1916Prima giornata di Guardia - Son capoposto - Di notte nel dar la muta alle guardie sto contemplando un bel paesaggio al chiar di luna. E sempre penso ai miei cari.
17/9/1916 (ore 12 circa)Mi trovo seduto sopra un muricciolo d'una strada da montagna, tempo bello. Sto rimirando un paesaggio splendido. Ma mentre l'occhio si divaga, la mente è ben lontana di qui... Ai miei cari scomparsi, ai miei bimbi, ai miei genitori, poveretti che chissà come soffrono per i suoi figli così lontani. Mentre il tempo addietro era così bello. Oggi festa patronale del borgo non è più come gli altri, quando uniti, più d'una quindicina si passava assieme ore belle... Tutti a banchetto. Che aria patriarcale aveva quella bella riunione. Che maestà quella tavola così ben bandita. A quest'ora invece siete con pochi. Qual consolazione per i miei genitori vedervi con tutta la mia famiglia accanto a loro - tempi che furono - ora invece non più... mi trovo solo e penso.Ciò ancora qui' l'impronta davanti come se fosse in questo momento. Spero sia un fulmine questo tempo - arrivederci. Si veda proprio ora che i tocchi d'un campanile battono le 12 ore. E per festeggiare un po' anch'io vado con un buon compagno d'armi - Bertolani Giovanni a mangiare la polenta, così mi rammenta quando la mia cara Mamma me la faceva per farmi un gran piacere e il buon papà mi dava, come diceva lui, la caccia aperta nel vino. A voi tutti un bacio. A te Maddalena, Cina sempre vi penso... E voi Lina e Napoleone pregate per il vostro Papalotu che vi possa rivedere presto.(ore 17,00) Monto da Capoposto. Sto pensando a mio papà che a quest'ora gli sarei di gran aiuto... penso ai bimbi che le sorelle saranno andate a portare i bacini del papalotu. Ma la festa mi deve finire male... Ricevo notizie che Napoleone bene, ma Lina ricaduta malata... Che dolore dopo aver sofferto tanto non poter essere vicino a dividere i dolori con lei... Poverina ti voglio presto guarita per te e per il tuo papalotu che vive solo per voi. Nel corso di guardia tutto bene,alle 4 son sveglio per gli ordini e comincio prendere caffè che stamane non finisco mai. A quest'ora se fossi con babbo lo solleverei molto.
26/9/1916Il Soldato Pietro Lupano ha terminato il periodo di addestramento e oggi è il giorno del "Giuramento di Fedeltà alla Patria".La cerimonia del Giuramento è d'innanzi al Comandante del Distaccamento S.E. Cap. Nino Segrè. Prima di essere inviato in zona di guerra è inviato in licenza.
27/9/1916Son 4 mesi che ci lasciammo per sempre povera Maddalena. Sempre ti ricordo e mai ne potrò amare più di te.
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28/9/1916Qual gioia al ricevere la fotografia di Cina - Così vi ho tutti con me.
7/10/1916Sempre ti ricorda il tuo Papalotu povera Cina - Oggi è il terzo mese che volasti tra gli Angioli.
14/10/1916 (Arriva la licenza)Che gioia parto per Torino a baciare i miei cari. Alle ore 6 partenza da Ponte Nossa (BG). A Milano sto dalle 9 alle 15. Alle 19 e 1/2 eccomi a Torino: bramo sia presto domani, Teresa e Giuseppina (sorelle) con gioia mi vedono.
15/10/1916Mi levo presto, alle 9 son da Lina, che bel momento, come sei più graziosa - vivace, mi rendi una bella consolazione, nel contemplarti scorgo nei tuoi occhi quei di tua madre. Con Lina vado a prendere Napoleone... Stava mangiando il risotto, mi guardò un poco, poi appena riconosciuto sotto il vestito militare il suo Papalotu e con una corsa veloce ti portai a me stringendomi così forte che senza parlare ti capii la tua contentezza... Coi miei cari fui poi da Teresa. (la sorella) Alle 15 mi reco da solo a portare il mio saluto e fiori sulla zolla di Maddalena e Cina - Qui nel pianto godo esservi vicino e vi do una pace.Quanti ricordi mi tornano a mente, che consolazione sarebbe se foste ancora con me... Noi che ci amammo tanto...Ore 17 ritorno i bimbi al collegio e bramo domani per vedervi di nuovo.
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16/10/1916Presto sono da Lina è sempre carina con il suo cinguettio consola il suo Papalotu, cantandole l'Augellino, canzone a me tanto cara quando tutto non era ancora disfatto il mio nido.Vedo pure Napoleone e lo scorgo tranquillo che guarda in cucina, passai cari momenti belli anche con te che solo negli occhi comprendo qual gioia essermi vicino.Alle ore 18 e 1/2 parto per Casale, alla stazione mi attende la mia buona mamma, Lena e Maria (le due sorelle) pure loro felici di rivedermi. A casa vedo il babbo e ci raccontammo così nelle serata tante cose... Passai così il giorno dopo coi miei cari e il cuore mi fu sollevato da tanta cordialità .Tra Torino, Casale e ancora a Torino, per il soldato Pietro Lupano arriva l'ora di ripartire.
19/10/1916Parto alle 11,49, il treno fischia e do' ancora un ultimo sguardo dove vi trovate e a mandarvi un bacio che mai mi sentii così forte. Ciao Maddalena, Cina, Lina e Napoleone. Corre il treno, alle ore 12 sono a Vercelli, mi penso vicino alla mia famiglia. Corre ancora ed infine son le 20 ore mi fermo a Ponte Nossa e tranquillamente entro in Caserma.Suona la ritirata. e così mi metto a dormire e nell'addormentarmi mi sovviene tutti i bei momenti passati: Si furono si belli e mai li scorderò.27/10/1916Povera Maddalena 5 mesi che ci mancasti. Sempre ti ricordo come pure i tuoi bambini, ora che li ho visti mi domandavano molto della mamma e di Cina. Ti credono ancora sofferente del male. Innocenza e nulla di più che li lascia inconsapevoli che mai avranno più le carezze della mamma che tanto li amava.... Pace.Intanto il Regio Esercito continua a reclutare nuove forze: arrivano le reclute della classe 1897. Per tutti questi mesi il soldato Pietro Lupano svolge il proprio servizio di guardia nelle retrovie bergamasche che sono di supporto al fronte del Trentino e dell'Adamello. La sua salute peggiora sempre più ed è costretto a marcare sovente visita.
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31/10/1916Sono arrivate le reclute del '97, vennero con loro tanti graduati e così io da certi gradi che avevo, senza galloni, ritorno soldato come prima. Di tutti gli inabili che si troviamo costì pochi si fermano, gli altro partono pel il fronte a lavorare. Tra i pochi non partenti il destino mi vuole anch'io. Sono le 15 e dal corpo di guardia esco col Capo Posto per andare cambiare la muta.Per la prima volta ho subito da lavorare stante la partenza dei miei compagni è un andirivieni di Ufficiali. Passeggio un poco finché son le 17 tocca ad un altro. La sentinella impressiona di più nella notte - difatti alle 21 allorquando montai di nuovo, mi parve subito un'altra cosa. Questa volta sorveglio le prigioni dove si trova due soldati rinchiusi ma a dir il vero poveretti sono buoni, stanno addormentati sul tavolaccio e possono comodamente senza uscire fuori vedere dal soffitto il cielo che è sereno. Col passo cadenzato per due ore sto pensando a miei cari. Domani Festa di Ognissanti e questo per me, passato da soldato. Mi viene a mente tanti ricordi della mia povera Maddalena, Cina e di Lina e Napoleone che a quest'ora sognano magari il suo Papalotu a "Suldà " come dicono loro.E Umberto (fratello), la al fronte, chi lo sa che anche lui in questo istante sopra una vetta sorvegli.Certo la sua consegna è più severa della mia e pericolosa. T'auguro un ritorno.
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1/11/1916Svegliato dal capo posto vo a dare il cambio. Sono le cinque ore. Tempo sereno. Ritorno a pensare a tutti voi. all'ingiro tutto quieto, solo i passi dell'altra sentinella mi fa compagnia, comincia il giorno. Le campane dell'Ave Maria hanno già annunziato ai fedeli che la gran festa é spuntata. Batte di già il sole sulle cime alpestri, coperte di neve e a poco a poco le luci del giorno si fanno chiare, cambiando così di colore il paesaggio che sto rimirando. Do la pace alle cose perdute e penso a voi bimbi nel vostro lettino ancora nel sonno. I battenti dell'orologio del campanile battono le sette ore e dismonto dal mio posto. Al dopopranzo ho un po' di uscita e vado al Cimitero, come se andassi a Torino, vicino alle mie care. Momenti di pianto, ma contento mi fa l'idea di esservi accanto. Un picchetto armato accompagna la processione che viene a portare un Requiem ai Caduti per la Patria. Momento solenne, credo che anche il più crudele di cuore non possa trattenersi senza avere un rimpianto. La sera sopra il mio pagliericcio mangio le castagne. Questo ricorda la mia infanzia e quella dei miei bimbi alla gran festa nel vedere la buona mamma servirle in tavola ancora fumanti.
2/11/1916Alle ore una monto di nuovo di sentinella questa volta alla porta. Sempre tutto quieto, solo il fiume Serio che passa vicino, dà un po’ di vita col suo rumore nella notte cupa.Passo due ore in meditazione e alle 3, quando finito il mio turno, dal campanile si sentono già i primi tocchi che invitano i credenti, all’ufficio dei Morti.Tutto il giorno vi pensai, giorno triste ma finito ancora bene.Dal caro amico Cossiboni mangio le castagne, l’ora così famigliare mi rammenta l’unione della mia disfatta, ma sempre in core che presto sia riabilitata.Sempre in corpo di guardia sino alle 5ore del giorno sin che altri 8 uomini ci vengono dare il cambio.Scorgo nel cimitero, ancora un lume acceso, è notte e da questa mesta lampada tante cose si potrebbero pensare.Tutto ciò significa vita che il ricordo è sempre acceso che mai si discorda le persone tanto amate e che tanto amavano.A te Maddalena, a te Cina e questo per me sempre acceso in core. A voi Lina e Napoleone quando saremo uniti pregheremo ... Pace.
4/11/1916 - Oggi tuo Onomastico Mamma ed anche di Lina. Auguri pensandovi.
6/11/1916A Bergamo per corvè. Passai una bella giornata. Vidi l'amico Bertolani si mangiò il rancio assieme. Ci salutammo con arrivederci.
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7/11/1916 - Sempre ti ricordo povera Cina, 4 mesi oggi spirasti. Fra gli Angioli prega per me.
10/11/1916 - A Bergamo per corvè.
18/11/1916La prima neve. I monti qui vicini son già da qualche giorno coperti di neve ma da ieri ha cominciato anche nella vallata così in paese vi è già un bel tappeto di questa candida neve.
27/11/1916 - E' già sei mesi che trascorsi senza di te mia Maddalena. Come ti penso sempre.
2/12/1916Saputo che Umberto (fratello) da qualche giorno in un ospedale da campo - presso Vicenza ,mi dava pensiero. Oggi invece fui rallegrato da una sua cartolina che si trova a Torino. Poveretto avrà male ma lo conforta essere più vicino ai suoi cari.
4/12/1916Cambiato ordini in Caserma non sono più il sarto della Compagnia ma da oggi ritorno a fare istruzione.
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6/12/1916Mamma andata a Torino vide bene Lina e Napoleone me lo scrisse. Come sono contento... vivo solo per loro - Umberto si trova a Casale.
7/12/1916 - Lieta novella dal Comando di Bergamo cercano sarti son ascritto anch'io... si dice che andremo a Torino. Se fosse vero... sarebbe tutto per me. Cina 5 mesi di già , ma sempre ti ricordo.
8/12/1916Passeggiata a Clusone... I bimbi che incontro mi fan pensare di più ai miei. Si ferma la truppa. Scorgo il Cimitero, a voi mia Maddalena e Cina son rivolte le mie preghiere.
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14/12/1916 - In passeggiata a Fiorano di Serio.
24/25-12-1916E’ il primo Natale che passo lontano dai miei cari.E’ la notte della vigilia, penso tanto ai miei bambini, chissà come dormono....E in ansia per aspettare i doni del Bambino.Che gioia quando con mia Maddalena li vedevamo contenti al mattino colla sua innocenza a domandare se il Bambino era già stato.Ora non più, son qui invece con tanti pensieri e bramerei vederli. Manca in questo paese, la tradizionale Messa della nascita e quindi tutto intorno silenzio profondo.Sarebbe così piacevole sentir suonare a festa.Penso agli auguri che Lina mi mandò....Che gioia hai procurato al tuo Papalotu.Napoleone poverino mandò niente.Capisco che nel suo collegio non si usa, ma il tuo Papalotu è lo stesso, come l’avesse ricevuto. Sa che gli vuoi bene e lo pensi sempre tanto. L’orologio marca l’ora 1 e monto di sentinella.Passeggio e stando attento alla mia consegna, il pensiero è anche alla mia Maddalena e a Cina. La mattina sveglio presto, sebbene lontano ma vedo col pensiero i miei bambini, seduti sul lettino a mangiare i dolci e giocare col trastullo che il Bambino li portò.Sono le 10 ore, sul mio pagliericcio, sto consumando il rancio speciale con l’amico Giovanni Giordano e stiamo allegri.La sera son dal sarto a cenare e passai una bella serata.Ritorno al quartiere e monto di guardia.Sono le 11 prima d’addormentarmi do la buona notte a tutti i miei cari.Guardo ancora le fotografie e baciandole mi riposo con sempre rivolto a loro mio pensiero.
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26/12/1916Bravo Napoleone anche tu hai fatto di più contento il Papalotu, ricevo ora tuoi auguri che mi dici tante cose col tuo sincero scritto.
27/12/1916Son mesi 7 che la mia povera Maddalena mi manca ma nella ricorrenza triste parto per Bergamo a lavorare da Sarto Militare. Questo mi consola anche perchè son più sicuro di non andare in guerra.Così poter ritornare da mia Lina e Napoleone.
31/12/1916/1/1/1917L'anno passato così triste lo finisco sveglio sopra il mio pagliericcio. Come ricordo tanto i miei cari Maddalena, Cina e quei cari bimbi Lina e Napoleone che tanto aspettano il loro Papalotu, fiducioso che prima del tramonto dell'anno presente esservi vicino per rifare ancora il nostro nido disfatto dal destino. Si cari bimbi lo rifaremo sebbene con meno Mamma e Cina, ma li terremo sempre col ricordo a noi unite.
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7/1/1917 - Cade 6 mesi mia Cina che sei morta ma in me il ricordo è sempre vivo.
8/1/1917Bella passeggiata al Monte S. Virgilio. Ora son tranquillo continuo a lavorare da sarto.
24/1/1917 - Ripassato visita riconfermato Inabile.
27/1/1917Giornata mesta. Quasi non mi bastasse il ricordo del dolore della mia cara Maddalena mancatami 8 mesi quest'oggi, altre brutta notizia. Ripassato visita e fatto idoneo. Dalla tanta tristezza passata questosarebbe ben poco cosa. Ma penso molto per Lina e Napoleone poverini che solo il destino mi permetterà di riaverli con me. Quanto sarei felice se questa Grande Guerra fosse di già finita.
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7/2/1917 - Cina mia cara da 7 mesi ci lasciammo ma il Papalotu sempre ti pensa.
25/2/1917Lina da Teresa fu condotta a Casale per poche ore, son contento, ma sarei più soddisfatto se ci fosse stato anche Napoleone... Spero presto sia la sua volta.
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27/2/1917 - Cade oggi 9 mesi dacchè mi mancò la mia Maddalena e sempre mi rammento.
7/3/1917Quanto ti ricorda Cina il tuo papalotu - sono 8 mesi.
13/3/1917 - Compleanno di Lina - Anni 5
27/3/1917A te Maddalena nel decimo mese dacchè mi mancasti, ti penso costantemente. Son qui che spero una breve licenza, se l'avrò correrò a baciare Lina e Napoleone anche per te.5/4/1917 (2° Licenza)Tanto sospirata al fin mi giunse, son le 15 ore e mi viene consegnata che appena faccio tempo per prendere il treno parto alle 15,40. Qual consolazione solo me la sento e non so dire. Arrivo alle 24 a Torino vo a dormire e sospiro domani per trovarmi vicino ai miei cari.
6/4/1917Presto son da Maddalena e da Cina e qui con un pianto do la pace a voi che mi foste tanto care.Poi da Lina. Sei sempre il medesimo folletto. Quanti baci hai dato al tuo Papalotu, dicendoli d'amarlo sempre tanto. Al dopopranzo da Napoleone che ha sentito suonare il campanello e stava osservando chi entrava. Qual destino il tuo piccolo cuore ti disse che non ti ero lontano. Con che corsa veloce mi venni incontro e mi serrasti ad una gamba. Non parlavi più... Sol io ti conobbi negli occhi. Quanto mi vuoi dire... tutto intesi. Poi col tuo bacio mi confermasti tutto.7/4/1917Presto da Lina e uscimmo a portare i fiori da vostra Mamma e Cina. Con che piacere portasti le viole e credendo con ciò guarissero presto. Nulla sapete ancora della brutta disgrazia piombata come un fulmine nella sacra nostra famiglia. E nulla tua innocenza pregasti affinché abbiano a tornare da noi. Al dopopranzo vieni con me dal tuo fratello che sempre mi chiamavi di lui. Per te Napoleone non potei ottenere, malgrado tutte le mie suppliche a farti uscire, avrei voluto condurti dai nonni a Casale voi sempre li nominate e loro v'amano tanto.Con qual piacere passammo il tempo uniti e qual gioia vedere il mio Napoleone a baciare la sua Lina e questa col suo cinguettio quante domande gli faceva. In questi istanti quanto penso a te Maddalena. Oggi compleanno del nostro matrimonio, del nostro matrimonio civile.Mai più avrei pensato dopo 7 anni a trovarmi senza di te e piangere vicino ai miei bimbi la tua scomparsa. Quanto volevi bene a me e piccini.Finisco così la giornata con forte malinconia ma facendomi forte pei tuoi cari angioletti che ti ricordano pur loro - 9 mesi che mi mancò Cina.
8/4/1917Pasqua giorno di Pace. Presto son da Lina che dorme con Teresa e Giuseppina. Quanta cordialità trovai dalle mie sorelle... la mia gratitudine per loro deve essere perenne. Lina veniva già da Messa è tutta contenta vedermi - Uscimmo, voleva andare dalla mamma e Cina, ma pioveva. Anche di Napoleone chiami sempre, ma per le cose giuste non ti conduco più per non che ti pensa sempre con me e poverino trovarsi lui rinchiuso soffrirebbe troppo. Così dopopranzo prima da Maddalena e Cina poi sempre sotto un tempo terribile corsi da te Napoleone. E sempre mi aspetti con gioia e chiamando di Lina perché non è venuta... Povero piccino nella mia giustizia a te sembra un torto ma sei contento di baciare il tuo Papalotu e dopo due ore di compagnia salutandomi mi disse di baciare Lina e tornare ancora domani. Da Teresa Lina m'aspettava vigile e contenta di rivedere il suo papà . Finita così é la Pasqua in casa di Teresa e Lina si coricò dopo avermi dato un caldo bacio e nominandomi la mamma - Cina e il fratello.9/4/1917L'alba di questo giorno mi ricorda tristi e belle cose.La povera Cina è di già 9 mesi che riposa nel camposanto e la tua Lina uniti ad una preghiera ti porta fiori sopra la tua zolla col pensiero anche del Napoleone e tuo Papalotu.Anche alla sua Mamma porta fiori e sempre per dirle che il ricordo é vivo in noi... 7 anni oggi fu il Sacro vincolo religioso con te Maddalena che con tanta fiducia di mettervi sposa ad un tanto amato e che ti amava. Con che gioia ti unisti a me fiduciosa d'un lieto avvenire e invece il destino ci fu avverso e mi lasciasti nel pianto. Tutto questo oggi più che mai mi sovviene alla mente in questo istante e più ancora nel mentre che la nostra Lina finisce di dire l'Ave Maria. Ritornati dal camposanto Lina entra in Collegio e sempre col suo sorriso che a me da tante forza baciandomi mi dice di portarle tanti baci al suo Napoleone e di tornare presto. Al dopopranzo son da Napoleone mi viene incontro mangiando e tutto felice di mettersi a sedere sulle ginocchia del suo Papalotu.Passai così un paio d'ore che furon tanto felici anche con te Napoleone, mi ricordi tanto la Mamma...Alla mia uscita mi baci bene e mandi tanti baci ai nonni che ti dissi di andare a trovare.Alla sera parto per Casale e mi rincresce non avere i piccini con me ma per non far torto a Napoleone che poverino non poteva venire invece Lina si, da buon Padre feci nessuna diversità e così fui solo. Alla Stazione trovai la buona Mamma - Lena e Maria che mi aspettavano con tanta gioia. Fui subito coperto di domande riguardo ai piccini. A casa vidi anche il babbo contento di vedermi. Passai la sera con loro e mi coricai felice nella mia antica casa dove vissi sempre amato e felice.Il giorno dopo la mattina feci un giro col babbo e alle 12 ore ci sedemmo a tavola che la mia buona mamma mi volle ancora far gustare le sue specialità di cucina tanto gustose. Verso le 16 ore parto per Occimiano a trovare Umberto in distaccamento. Mi ha fatto piacere vederlo dopo quasi due anni. Passai così col mio Caporale ancora fresco una bella compagnia. Mi domandò dei bimbi e parlò pure di Maddalena e Cina che pure lui li amava tanto. Alla sera ritorno a Casale e portate le buone nuove di Umberto ai miei cari sto ancora prima d'andare a letto conversare a lungo con loro. Passai così una buona vita che mi sembrava di rinascere fino al mattino del giorno 12 che ritornai a Torino. Con tanti auguri mi lasciarono i miei genitori e sorelle dicendomi torna presto con la Pace per vivere accanto alla tua Lina e Napoleone tu che tanto vivi per loro. Al mattino del giorno 11 andai con la mamma a fare la spesa.Ritornai a Torino, era l'ultimo giorno della mia licenza mi rincresceva ma il dovere mi chiamava di nuovo al mio posto. Andaida Cina e Maddalena a portare il saluto dell'addio e facendo voti di tornare presto. Da Napoleone stetti ancora tanto tempo,gli portai i baci dei nonni e alla mia partenza mi copri di baci e senza parlare tanto mi disse torna presto e per sempre così posso stare con te che lasci tanto contento. Poi da Lina mi fermai alquanto e questa più ciarliera mi disse prega sempre per mamma, Cina e per il Papalotu abbia a tornare presto sano e salvo per continuare con lei e Napoleone uniti al suo Papalotu che tanto buono é con i suoi piccoli. Così mi pronto a partire per tornare d'onde ero partito - finito così la mia 2° licenza e lascio i miei bambini con malinconia non potendo immaginare quando sarà esaurito il mio e il suo voto di mai più lasciarci.E anche tu Maddalena dal cielo con la tua Cina chissà quanto preghi perché abbia a ritornare dai tuoi che ancora scampano. Si guarderò di essere forte di sopportare tutto pur di poter rifare il mio nido. Sono le ore 17 e il treno si mette in moto, do' ancora uno sguardo ai punti dove si trova Maddalena e Cina e vi dice pace... a Lina e Napoleone arrivederci...Alle 19 son a Vercelli e penso ai pochi chilometri dalla mia antica casa dove trovai sempre buon asilo tanto per me e mia famiglia. A Bergamo sono le 23 1/2 entro in Caserma e non trovando posto mi addormento sopra un po' di paglia. A Lina e Napoleone ho sempre il pensiero e solo per loro mi auguro una pronta pace per vivere poi tranquillo e pregare uniti la nostra buona Mamma e Cina.MANCA UNA PAGINA e nella successiva...al cinematografo la pellicola è di Torino e con soddisfazione vedo posti che tante volte passai co miei cari... Solo per voi desidero che questa data di redenzione per antichi popoli ci da (...) di gloria e fortuna quanto il mio cuore desidera.
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5/5/1917 - Si va di picchetto alla Caserma Umberto I al silenzio si rientra ai mille - Niente di nuovo.
7/5/1917Dieci mesi dacché la mia Cina é cogli Angeli - quanto ti rammento - Oggi poi é un anno che la mia Maddalena fu colpita dal morbo che dopo soli 20 giorni mi mancò. Son qui' di picchetto sempre ti ricordo. In Caserma niente di nuovo. Si fa notte e faccio la branda.
9/5/1917Sempre mi continuo a ravvisarmi date malinconiche. Un anno oggi il Professore che curava Maddalena mi disse "coraggio le devo dare unabrutta notizia per sua moglie - tutto è finito". Povero mio cuore quanto soffrì. Poveri i miei bambini sarete senza Mamma e al dopo pranzo dopo aver visto per l'ultima volta sua mamma Cina e Lina... (il diario diventa indecifrabile)
14/8/1917Dato il mio malessere continuo di stanchezza e prima di andare la dove non si può dire del ritorno, provai a marcare visita, riconosciuta la mia sofferenza fui proposto per una cura di iniezioni. Questo mi basta, rimando così per altra volta il mio fatale tormento.Questo bel giorno mi consola solo che tutto mi dice che le preghiere di mia Lina e Napoleone fin ora sono esaudite.E soltanto per loro devo scampare da questo flagello per ritornare vicino a loro che solo in me ritrovano speranza. Seguitate sempre la vostra ricordanza che avete pel vostro Papalotu. E ciò mi da la forza a credere che ci riuniremo per lasciarci mai più.Pregate pure per la vostra Mamma e Cina.
15/8/1917Tuo Onomastico Napoleone. Come ti vorrei vicino per darti tanti baci a te e Lina.Oggi vivo un po' tranquillo - Giovanni Giolitti finalmente ha parlato... L'Era di pace la vedo non lontana - Quando si fa sentire un Statista così e che dice: Questa è l'ora dei Popoli... Vuol dire tutto... Sempre per voi miei cari bimbi mi auguro sia presto quel giorno - In Caserma niente di nuovo.
20/8/1917Povero Umberto mi scrive da Teresa che è mandato al fronte. Come mi fa sentire male.
10/9/1917Buone notizie da Umberto... mi dice sono al fronte ma in riposo. Col tutto il cuore li voglio augurare abbia a scamparla ancora questa volta.Per me in Caserma niente di nuovo.
16/9/1917Eccomi per la seconda Festa Patronale del mio Borgo che mi trovo si lontano da si bel giorno che tanto mi ricorda la mia infanzia poi quella de miei bambini.Tutto mi dice questo è l'ultimo poi ritornerai a rivivere questo bel giorno coi tuoi bimbi accanto ai tuoi Genitori. Quanta cordialità regnava tutti uniti... In questi giorni Lina mi scrisse... Quando vieni? Ho volontà di darti tanti bacioni. Ti aspetto per vivere sempre con te. Si mia amata Lina le tue calde espressioni me le faccio anche per Napoleone che pur lui lo so che mi vuole. Così che solo per voi devo scampare da questa brutta traversia nella vita... Mi sia il vostro augurio protettore di ritorno.Allora ricominceremo a rivivere con tanta affabilità come lo fummo per il passato. Tramonta di già il giorno. Nel Vespero di questo bel di i rintocchi d'una campana accompagnano il Crepuscolo che va abbuiandosi davanti a miei occhi. Qui' tra questi monti di Bastia più meditabondo va il pensiero al ricordo di te Cara Maddalena e Cina. Per ora una prece. Ed al ritorno a Lina e Napoleone vi ricorderò così tanto finché conservino memorie ricordo di due care che passarono ad altro mondo.
23/9/1917Oggi andai a miglior vita - Invitato a pranzo dal Sig. Secchi e amico Carluccio. Così si vive... Come fa piacere abbandonare una volta tanto la gavetta. Peccato che mi capita così di rado. In Caserma niente di nuovo - Lina e Napoleone li so bene.
28/9/1917Lina mi scrive... Non mi scrivi più... sei forse ammalato? Povera piccina mia... Sempre ti scrivo... sovente ti mando i miei bacioni... forse non ti furono recapitati... e al pari di te ne mando pure al mio Napoleone. Vi amo troppo non vi lascerei privi d'una mia cartolina che a rammentare vi torni il vostro Papalotu che solo vive per voi.
14/10/1917La prima neve s'è di già fatta vedere sulle vette delle montagne qui vicino... Così l'Inverno è già al suo preludio. Lina mi scrive che finalmente ha ricevuto le mie cartoline ed ora stà più tranquilla. Sta bene come pure di Napoleone ho buone notizie. Poche sere fa in una mia passeggiata a Indino (Sudino) un bambino mi fece sorriso. Come mi rallegrò. Nella sua innocenza mi fece sentire il saluto dei miei bimbi. L'avrei coperto di baci. In Caserma niente di nuovo.Per il soldato Pietro Lupano sono ore decisive per il suo futuro. Dal fronte giungono notizie di cedimenti e le linee devono essere rinforzate con altri soldati.
28/10/1917Comando Supremo Bollettino Ufficiale. La violenza dell'attacco e la deficiente resistenza di taluni reparti della seconda armata hapermesso alle... (Le pagine risultano strappate, probabilmente dalla censura)
1/11/1917 - Festa di Ognisanti.Vado al cimitero quì di Bergamo. Quanto ricordo la mia Maddalena e Cina - Teresa a quest'ora avrà già coperto di fiori le Zolle... Quanto mi da aiuto.Penso costantemente la mia Lina e Napoleone che poveretti mai più nella sua innocenza possono pensare a quei giorni, sia questo. Passai pure il giorno della commemorazione dei morti in una continua meditazione
.4/11/1917Oggi mi ricorda la festa per onomastico di Lina e mia mamma mandai gli auguri. Chissà quanto le tornano cari, scrissi pure a Napoleone. In caserma le campane sembra che suonino male... Dall'Ufficio Maggiorità vogliono i nomi di tutti i sarti per controllare la loro inabilità : Come finirà questa?... Ma... solo il pensiero dei miei bimbi mi fa sperare. Devo ritornare a loro, sono soli senza di me. Dovrebbe finire, già troppo abbiamo sofferto.
5/11/1917D'ordine dell'Ufficio Maggiorità devo passare la visita. Il Capitano Roviglio mi fa idoneo.Aspetto il mio nuovo posto... Sto male... Poveri miei Lina e Napoleone.
16/11/1917Giornata triste...Venerdì ore 7 vado alla 2° Compagnia provvisoria, Aspetto con ansia la mia destinazione... sono a disposizione del 3° Sanità Milano.
17/11/1917Quanto è mai noiosa la vita in questa Compagnia Provvisoria. Mi trovo stanco. Son quì senza posto. Si gira e si rigira nel cortile... Le ore passano mai. Penso tanto a mia Lina e Napoleone. Non finisce il giorno che il collega Asdrubale mi porta una buona notizia. Si ritorna a lavorare finché non sarà decisa la nostra partenza. Questo posso dir grazie al bravo Col Braccone che vistomi ieri di Curvè ai Mille e saputo mio destino mi fece latore d'una lettera che portata al Col. Sugami s'interessò subito.
18/11/1917Benché sia domenica si lavora stante il molto bisogno. Così vivo la mia vita di prima che credevo di già perduta. Mi trovo in forza alla 1° Compagnia di Complemento Caserma Umberto I° ma rancio e dormire son qui ai Mille. Quanto mi fa piacere dormire nella mia antica caserma... alla mattina che mi levo presto nel contemplare l'alba guardo nel profondo del cielo il punto dove si trova mia Lina e Napoleone li penso ancora in sonno nel suo lettino, li mando baci e il buon giorno - Vado in cortile a lavarmi e canto sempre quella cara loro canzone: l'Augellino - poi colla mia gavetta passo in cucina a prendere caffè e con un po' di pagnotta mi metto a fare colazione. E così ricomincio la vita ogni mattina. Quanto ho sofferto in questi giorni ora son tranquillo.
20/11/1917Tanto per cambiare un po'... il Rancio... si fa una scampagnata al Monte S. Sebastiano e nel mentre che fò una partita di bocce col collega Lombardi... Giordano è in cucina che fa la polenta che servita in tavola si mangia con appetito. Alle 22 si torna tranquilli in città . Giornata bella, ne avevo bisogno - Sono stato troppo male giorni addietro. In Caserma tutto tranquillo.
7/12/1917La Provincia di Bergamo da oggi é calcolata Zona di guerra. La vita però è come prima... niente di nuovo finora ha portato questo cambiamento. In caserma niente da notare.
9/12/1917La neve è qui con noi. Già ha coperto come un manto bianco tutto il terreno. Vado a S. Sebastiano, cammino e sembra quasi un divertimento a veder nevicare. Se non si pensasse quei poveri colleghi lassù al fronte chissà quanto soffrono ora con l'inverno. Giordano come al solito si mette con i ferri del mestiere e ci fa la polenta.Qui in trattoria c'è un bimbo che tanto assomiglia al mio Napoleone. Lo copro di baci per i miei bambini.
10/12/1917Con ordine nuovo si ritorna in Compagnia. La partenza per il fronte sembra prossima... Vedremo. Finora la fortuna mi arrise, spero ancora. A Lina e Napoleone è rivolto il mio pensiero.
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11/12/1917Di già il silenzio è suonato che siamo chiamati fuori per essereequipaggiati... Tristi provvedimenti... Si partirà stanotte?
12/12/1917Alla sveglia siamo subito chiamati in rango e dopo la rivista del Colonnello si va alla stazione. Si parte alle ore 10. A Rovato fermi dalle ore 12 alle 16 ore si parte con altri soldati giunti qui - viaggio tutta la notte e alle ore 4 del giorno 13 siamo a Mestre. Appena smontati da treno odo subito il cannone è questo il primo colpo che si fa udire a me. Mi avverte che dal teatro della guerra non sono lontano. Mi sembra persino un sogno. Si ora siamo fermi e si passa all'86° Fanteria di Marcia Chiriniago 12° Compagnia. Ora son qui che aspetto il mio destino. Quanto piansi in questo istante, ciò che mi da coraggio é la speranza di riabbracciare mia Lina e Napoleone. Quanti soldati vedo passare sulla strada Maestra. Guardo sempre se scorgo Umberto e Luigi. Il Cannone intanto non tralascia di brontolare ed il bollettino dice che il nemico punta su Venezia. Son queste le prime impressioni. Sembra un temporale lontano e che il tuono del fulmine non tralasci un momento di tregua.Il Soldato Pietro Lupano continua a svolgere con dedizione il suo servizio alla Patria.Ormai egli è a ridosso delle linee del fronte, la sua salute sempre più malferma richiederebbe maggiore riposo e cure ed i continui spostamenti non agevolano il suo stato di salute.Molte pagine del suo diario sono stracciate dalla censura.Pietro Lupano è attestato sulla linea del Piave nella zona di Treviso.
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16-12-1917E’ domenica e non se ne accorge con questa vita senza tregua.Si va avanti con ordini e contrordini.Siamo accantonati nell’asilo di questo paese e dormo nella piccola Chiesetta.Prima chissà quanto cara a quei piccini dove trovavano dalle Suore tante belle paroline.Quanto mi fa pensare di notte, che dormo quasi mai a miei lontani che almeno loro li so ancora bene.La mia Lina e Napoleone.Quanto soffro, si dorme vestiti su un po’ di paglia.Quanto soffrirebbe pura la mia Maddalena se ancora al mondo fosse, al sapermi così.A lei penso pure, come a Cina.Oggi primo giorno della Novena di Natale.Solo il mio cuore sa quanto è in pena per non trovarmi vicino ai miei bimbi per dirle del regalo che aspettano dal Bambino.Ore 13 – Sono in rango e per la prima volta assisto ad un combattimento d'Areoplani.Uno di questi buttò una bomba quasi vicino a noi.Che impressione; però me la sono ancora levata.Uno dell’armata austriaca cade gli altri fuggono inseguiti dai nostri con accompagnamento dai tiri austriaci.
17/12/1917Si cambia Casermaggio e si portiamo a una Cascina qui vicino. Ora si dorme in un solaio. Fa un freddo terribile alla notte. Sempre vestiti, per letto un po' di paglia per guanciale lo zaino.
18/12/1917Ci provvedono di tutto con Elmetto e Maschera. Ci sembra la partenza prossima...Arriva la sera niente di nuovo. Alle 19 ore suona la ritirata. Siamo ancora senza il secondo rancio. Arriva alle 22 ore la tromba suona il rancio e si va a prenderlo. In questi momenti a attesa, giro pel solaio sempre in pensiero alle mie tanto care persone. E odo anche i tanti discorsi dei collega d'armi c'é né per tutto i gusti e in complesso molto poco ragionevoli. Altri stanno offendendosi prima a parole poi uno così più barbaro degli altri sfodera la baionetta per gettarsi sopra l'altro... E a stento viene disarmato... In un angolo al chiaro d'un moccolo che per candeliere ha un fiasco stanno prendendosi i soldi uno con l'altro e il giuoco é così interessato che non solo non sentono il rancio ma seguiterebbe a giocare se il Caporale non li obbliga a finirla...Son qui che penso e mi dico quanto è indietro il Popolo...Prima di coricarmi scendo in cortile dalla scala di legno molto rotta e poi anche buia... e sto rimirando il cielo nel punto dove in questo istante la mia Lina e il mio Napoleone dormono e mi sovviene quella cara canzone che loro sapendomi di farmi piacere allorquando ritornavo dal lavoro... L'Augellino. Quanto pagherei il sacrificio se potessi ancora udire in questi giorni per me così tristi.
19/12/1917Dall'alba tuona il cannone con molto vigore e non cessa un momento - Qualche grande azione è in cammino.
22/12/1917Zaino in spalla e si parte... Dove si va? Ma... Qui si vive così si parte sempre per destinazione ignota. Dopo aver consumato il Rancio seduti sopra lo zaino sotto ad una pioggia già accompagnata da un fortevento. Il campanile qui vicino suona il Mezzogiorno e penso ai miei cari bimbi che in questo momento hanno di già recitato il Benedite e chissà con che appetito si mettono a mangiare.Si cammina così per due ore e siamo alla Stazione di Mestre. Partiamo alle 16 e alle 7,10 smontiamo a San Biagio di Callalta dopo Treviso dove si ferma il treno, più in su non va.Partiamo a piedi e dopo tre ore di cammino arriviamo stanchi e affaticati ad una Cascina in aperta campagna. Prendiamo alloggio sul fienile - Consumo il secondo Rancio pane e carne e poi prima di dormire mando ancora un bacione a miei bimbi.
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23/12/1917Sveglia e partenza stiamo tutto il giorno in un campo per prendere alloggio in altra località ma sempre sul fienile. Il rombo del Cannone è in continuo e si capisce che siamo vicini a Roncade è il paese qui vicino.
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24/12/1917E' la vigilia di Natale al mattino stiamo in un campo a fare cestoni per trincee. Comincia a nevicare.Al pranzo si ritorna ma io comincio a mettermi pulito per domani. Son dal Barbiere - Bottega da campo per seggiolone la barra di un Biroccio sopra questo poi ci sta' tutti i ferri del mestiere. Il negozio è posto in via quattro venti.E' la notte, il cannone vuol fare anche lui la grande festa e da sera a poco per volta si mutò per tutto il fronte.Sto nella stalla sino a tarda ora poi a dormire sul fienile...Quanto penso a mia Lina e Napoleone. Con qual gioia per noi sarebbe in questa si bella festa trovarsi accanto.Mando tanti baci .....Suona la Mezzanotte.....Ora grande...... Pace ha detto in Terra...»..?E pace ne sia in questi momenti 1'invocano milioni di Padri che lontano pensano ai suoi cari.Pace ripetono le Madri, le Spose e i Figli....Tutto intorno in Silenzio, è la prima notte che non si sente il rombo......Fosse mai più il Risveglio di questa macchina che solo esiste per distruggere...Canto ancora l'Augellino e poi con gran dolore cerco di dormire per calmare un po il mio cuore che soffre così tanto.
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25/12/1917L'Alba della gran festa spunta con un freddo intenso. Mi sveglio ed il pensier mio corre a Lina e Napoleone, mi sembra di vederli, a quest'ora son seduti sul lettino che stanno consumando i dolci e sitrastullano coi giocattoli che il Bambino portò. Quanto goderei il vederli per dar tanti bacioni e stringermeli per mai più lasciarli. Sia presto quel giorno. Benché sia Natale ma l'ordine è di lavorare. Si va nel campo ma non si lavora. Consumo poi il primo rancio con riso in brodo carne e per frutta i fichi. Sto poi nella stalla tutto il giorno dove si trova dei bimbi. Verso sera s'ode il primo colpo del Cannone e poi via di seguito comincia ancora la sua mesta canzone.Nemanco questo è rispettato. Non l'avrei creduto...
26/12/1917Finisco così le feste vicino alle Alpi Cadorine assistendo oggi come mai un gran lavorio febbrile di Artiglieria. Mi trovo mobilitato dal Battaglione di Complemento Brigata Lecce 12° Comp. bis. Zona di Guerra.
26/12/1917 Sera. Son qui di sentinella e penso 2 anni addietro nella medesima ora che la mia tanto cara Maddalena ritornava a Torino da Casale con la Cina - Chi l'avrebbe detto di questo brutto destino. Quanto ti penso Maddalena come pure Cina. Se il ritorno mi sarà dato non finirò mai di rammentarvi a Lina e Napoleone. Son le 8 ore e ho il cambio. Ritorno di notte dalle ore 1 alle 3 e niente da segnalare solo il cannone non tralascia il suo rombo accompagnato da un gran abbaiare di Cane che pure a loro da noia e pena.
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31/12/1917E' l'alba dell'ultimo d'anno e di nuovo si cambia posto - nei dintorni di S. Biagio 201 Regg. Fant. 15° Comp. Zona di guerra.
1/1/1918E' la notte che divide l'anno e penso allorquando spuntava l'altro oramai trascorso. Quante speranze nutrivo... Mi sembrava che nell'annata tutto fosse finito... Invece no... Furono solo delusioni. E questo come pensare? Ma... solo la speranza di rivivere con mia Lina e Napoleone mi da buona fiducia che questo martirio non sia più tanto lungo.Come pure la bell'aurora che annunzia il Capodanno mette in noi soldati una visione di lieto avvenire. Qui' siamo a soli 4 km dalla prima linea del Piave. E molto vicini alla montagna che stanno sopra Treviso. Di borghesi pochi, tutti i casolari danno rifugio ai soldati. Aeroplani austriaci ci vengono a visitare di sovente e più specialmente di notte. Ma per noi sembrano amici, non ci molestano solo tirano bombe su cannoni antiaerei che sono postati qui' vicino. Di nottesiamo svegliati di sovente dal colpo dei cannoni. Non danno più impressioni, oramai é già abitudine.Aspetto con ansia notizie dei miei bimbi e tutti i miei cari. Scrissi loro per le feste ma causa tanti cambiamenti la posta non mi giunse ancora.
3/1/1918E' dalle ore 20 che si troviamo sulla strada maestra a Cavriè - Si cerca rifugio in una Chiesa, che ora da accantonamento ad una Compagnia di Granatieri - Alcuni dormono - Altri sopra l'altare maggiore giocando a il sette e mezzo. Poi infine nacque una disputa per spirito di corpo tra Fanti e Granatieri che questi ci cacciano fuori... Così per soldati di poco ragionamento si ebbe a soffrire un freddo intenso.Alle 2 del mattino arriva il battaglione dal fronte e noi quali complemento ci unimmo per andare a riposo. Son le 4 e ci mettemmo in cammino per giungere a Quinto dopo Treviso alle ore 10 - Così passo effettivo alla Brigata Sesia - 201 Reggimento Fanteria 5° Compagnia Zona di Guerra.
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6/1/1918E' la festa delle Befana e vado a sentire la Messa del soldato. Funzionò il nostro Cappellano Tenti.Quanto pensai a mia Lina e Napoleone - Piansi per loro ma era un dolore di gioia e di consolazione. Li pensai che forse nel medesimo istante pregavano il Bambino oggi visitato dai Re Magi, perché li faccia ritornare il loro Papalotu che tanto amano. Quasi tutto il Reggimento era riunito in questo sacro luogo, dove trovai tanto conforto da desiderare il ritorno. Ci voleva forse questo momento di vita in guerra per ricordarmi e farmi ritornare alle antiche e belle abitudini che mi diedero mio papà e mia mamma. Quanto li pensai pure loro.
7/1/1918Sera, son di sentinella. Piove dirottamente, mi faccio ricovero sotto il porticato d'una cascina. Sento una preghiera - Sono i buoni paesani che stanno uniti qui nella stalla accanto. Pregano per i suoi morti e poi invocano a Dio una buona notte. Sono le 21, ho il cambio. M'addormento sentendo il suono d'un dilettante di clarino che strilla la sinfonia del Barbiere di Siviglia.
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9/1/1918 - Son sarto della Compagnia ritorno così a fare la mia vita tranquilla.
19/1/1918Si lascia Quinto per accantonarsi a Treviso. Partiti alle ore 11 siamo a posto alle ore 13. Alloggiati nel Collegio di San Teonisto. Sembra che la nostra fermata qui sia a lungo. Si dovrà fare lavori di difesa. Finalmente mi giunge la posta... Lina mi manda tanti bacioni... Napoleone mi chiama... Quando vieni?. Sarà presto? T' attendo. Caro il mio piccino quanto dai forza al tuo papalotu col tuo scritto. Lo spero non sia tanto a lungo il nostro distacco. Diverse correnti della Politica Europea lascia a capire che presto ci sarà la fine. Sul fronte c'é la calma - Il cannone s'ode di rado.In passeggiata a Quinto giornata serena. Vi è un sole che sembra di luglio.
26/1/1918Sera, sono le ore 19 e sto nel parco del Collegio. Il tempo continua il suo sereno. Guardo una sera magnifica illuminata dalla luna. E come un fulmine a ciel sereno sento l'avviso di areoplani austriaci. Si fugge subito per un riparo e questi di già sopra del nostro accantonamento lanciano bombe che per fortuna non fanno bersaglio. Che brutti momenti s'ode un grido solo... Si fugge da tutte le parti.Dopo pochi momenti di febbrile attesa si vede fare largo tra i soldati: sono i feriti che colpiti son portati sopra barelle al posto di medicazione. Corre voce di soldati morti, di case abbattute. Così per tutta la notte si veglia sotto l'impressione della morte. Quasi come per sfida gli areoplani erano sopra di noi ogni due ore e con una puntualità senza pari. Quanto soffersi. Ti chiamai tanto mia Lina e mio Napoleone e allorquando spuntò il giorno che ci dava più sicurtà di scampo, mi sentii più sollevato. Tornarono sopra di noi 6 volte e si calcola 80 le bombe gettate che per fortuna nessuna fece bersaglio come era l'intenzione della squadriglia. Al mattino si va a Messa é domenica. Si vede tre case vicine a noi, queste colpite restano più solo che avanzi di macerie. Vittime furono una quindicina di borghesi fra i quali una povera madre con tre bambini. Che crudeltà - Quanto mi da dolore.
31/1/1918Sono le ore 24 ed il segnale dall'armi dice che la squadriglia d'areoplani austriaci son vicini. Si corse subito al riparo. Gran confusione che tutti vorrebbero entrare per i primi. Così cominciano cadere le prime bombe con tanto spavento di noi tutti. Si passa così la notte nel sotterraneo delle scuole dove siamo accantonati. Si cambiaposto per dividere il gran numero di soldati. Verso l'alba del 1° febbraio una bomba gettata per noi, cade nella strada. Fu un colpo sì fortissimo che il caseggiato traballò tutto.E' questo il mio compleanno cominciato tra spavento e lacrime invocando tanto i miei cari.
1/2/1918Di nuovo gli areoplani, sono le 18 ore e per tutta la notte sotto l'incubo di sì atroci momenti.Come pure la notte del giorno 2 si passò al riparo ancora bersagliati. Quanto si sta male. Tra la morte e la vita passo queste giornate invocando a Dio il ritorno in qualunque modo a mia Lina e Napoleone. Con noi cercano riparo pure quei pochi borghesi qui rimasti.
3/2/1918Come al solito verso le 18 ore arriva la squadriglia che semina morte. Questa volta fu funesta.Presero di mira la scuola dove siamo e lanciarono 2 bombe che caddero nel cortile. Al suo scoppio trovò la morte un povero soldato e feriti una ventina. Anche questa fui salvo per poco. Ero entrato dal momento nel sotterraneo e la disgrazia poteva essere maggiore perché le bombe si scostarono dal tetto solo d'un metro. Viene subito dato ordine ai portaferiti di raccogliere quei poveri che invocavano aiuto ed a noi di sloggiare e ci recammo al paese di San Giuseppe qui vicino.Si dorme sopra un fienile. Passarono sopra di noi nella notte gli areoplani ma ci sembrano più tranquilli. Qui il bersaglio non è tanto facile. Sparpagliati così le compagnie del Battaglione gli aviatori non hanno il punto previsto. Da tutti si invoca il brutto tempo e che finisca la luna di gennaio così funesta nel suo chiarore fa da luce per atti così barbarici.
4/2/1918Di nuovo sotto lo spavento d'essere colpiti - sono le 20 ore la sirena dà avviso che il pericolo è scomparso e cerco di dormire almeno sino allo spuntare della luna. L'orologio da le 3 ore e s'ode di già il rombo dei motori lontano. Passati sopra di noi parecchie volte, ma ci lasciarono tranquilli.Dalle batterie antiaerei tanti colpi son partiti, ma sebbene riesca difficile il colpire - tuttavia non lascia che gli aeroplani si abbassano e calmare la sua velocità per colpire più giusto. Voci al mattino dicono che c'é stato parecchi morti nei dintorni.
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10/2/1918Son due sere che si vive tranquilli - Il tempo nebbioso non permette più alla squadriglia Austro - Germanica di commettere la sua barbosa impresa che sembrava non finisse più... Che momenti ho passato - Ora mi sento tranquillo e spero che le preghiere innocenti di mia Lina e Napoleone mi faranno sì che un dì sarò tra loro.Povera mia Maddalena e Cina quanto pensai pure a voi in quelle triste sere - Quanto pensai pure a Babbo e Mamma... a tutti i miei cari.
17/2/1918Oggi 40° Compleanno del matrimonio dei miei cari Genitori - Quanto li ricordo.
24/2/1918E' festa e vado alla Messa del soldato a Monigo (ora dizione esatta Treviso) - Fa un tempo così bello che tutto d'intorno sorride - Solo la catena dei monti qui di fronte ci dicono qui si combatte...Quanti poveri padri di famiglia trovano la morte... senza vedere i suoi cari. Da due giorni avverto il cannone, s'ode di più. Si capisce che c'é in azione batterie di grosso calibro. Quando sarà finita? Quando potrò rivivere con mia Lina e Napoleone che tanto mi scrivono di abbracciarmi? Spero sia presto.
12/3/1918Si parte, dove si va? - si dice in trincea... Sono le 20 ore, si parte passiamo da Treviso e si prende la strada per Cavriè - Arriviamo nei dintorni sono le ore 4 del mattino. Sono molto stanco che coricatomi in un campo dove si fa l'alt mi addormento subito. All'alba sveglia, c'é il caffè e poi andiamo accantonarsi in una cascina qui vicina - ora mi trovo di rincalzo. Il fronte è calmo. Qui il cannone si sente molto da vicino e da più impressione... Povera mia Maddalena e Cina quanto vi penso. Cari miei Lina e Napoleone che fortuna sarà per noi se potremo ancora vivere con tante gioia uniti. Lo spero...
15/3/1918Sono le 20 ore ed in silenzio in fila indiana si va in trincea. Triste partenza. Comincio a vedere le prime case diroccate... Il paese di Saletto poi dove si passa non esiste più. Tutto è una maceria. Nulla è risparmiato, dal più piccolo casotto al più grande palazzo. Come pure la Chiesa e il campanile furono demoliti coi 305. Passati il paese si èsubito in 2° linea e dopo pochi minuti siamo in trincea. Si da il cambio con il 2° Granatieri. Non credevo di trovare lavori fatti bene e solidi. Così si è riparati da un argine altissimo. Trovo dei camminamenti meglio di un marciapiede di città . Baracchini ben fatti. Solo ciò che mi da molto impressione è l'entrarvi - Sono bassi e si sente un odore che da come entrarvi in una tomba. Il fronte è tranquillo solo qualche colpo di cannone. Il 2° Plotone prende il possesso dell'isolotto - saranno le 24 ore e cerco di riposarmi sentendomi molto stanco. Quanto penso a mia Lina e Napoleone, a Maddalena a Cina a tutti i miei cari - Così con un pensiero solo passo la mia prima notte in trincea... Non dormo e spero presto il giorno. Qualche colpo d'artiglieria si fa sentire, ma niente di più. Se fosse così la guerra non sarebbe così cattiva. E' giorno si prende subito caffè, brodo e carne poi fino a stasera non c'è più rancio. Chiamato dalla Fureria devo andare al Comando Reggimento Reparto Sarti.Quanto mi sento sollevato, in furia faccio il rotolo e parto. Salutato dagli amici... che mi dicono così fortunato...Lascio così la trincea senza aver visto né il Piave né l'armata Austro Germanica che sta alla sponda opposta. Son curiosità che possono portare conseguenze. Far spuntare solo la testa vuol dire ricevere qualche colpo. In cammino tutto il giorno e alla sera sono a Carbonera che dista 3 km da Treviso. Lasciai così la batteria 11 senza rammarico e con un sollevio mi addormento dopo tanto tempo che non mi riposavo più. Mando tanti bacioni a Lina e Napoleone col pensiero la fortuna finora è con me. Tutto mi dice ritornerai ai tuoi bambini e con loro colmeremo di fiori le zolle di Maddalena e Cina.
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31/3/1918E' Pasqua...Che risveglio triste - Granate da 149 sono giunte qui vicino a Melma. (Borgo e fiume vicino a Treviso)Sebbene lontano dalla trincea ma tuttavia sempre sotto tiro del cannone e bombe d'aeroplano.Quanto pensai subito a Lina e Napoleone. Che bella redenzione sarebbe se fossi di già con loro...Andai come il solito a Messa e li ricordai.
3/4/1918Già è un anno che son stato in licenza. Qual gioia quel giorno...
15/4/1918Si ritorna in trincea. Il lavoro é finito. Si parte accompagnati per il viaggio con pioggia. Ora mi trovo alla quota 8, ma in seconda linea. Qui si è tranquilli e spero nulla abbia a turbarmi per ritornare a mia Lina e Napoleone che tanto mi aspettano. Piove sempre e il Piave é in piena. Fronte tranquillo. Qualche colpo di cannone fa ricordare che siamo in guerra.17/4/1918Finalmente c'é il sole. In questi luoghi la pioggia aiuta di più rendere triste il luogo. Esco dal baracchino e metto la mia sartoria all'aperto ma poi son obbligato ricoverarmi. Ci sono gli areoplani e se non colpito da loro si può prendere i frantumi dei bossoli tirati a loro. Mi reco in prima linea per prendere il formaggio è un momento brutto. Gran tiro... Colpi son caduti vicino. Il mio furiere è colpito alla testa, ma cosa da poco. Gli parlai della licenza e mi disse di sperare per maggio. Ben venga questo momento. Correrò a baciare mia Lina e Napoleone. Tante cose ho da dirle e di più ancora per vivere con loro qualche giorno che ne sento tanto bisogno.
19/4/1918Bisogna per forza che marchi questo giorno. Andai in cucina della mensa a portare lavoro e fui servito dal Compagno Ponso d'una buona pasta al sugo, vino e caffè. Quanto mi ha fatto piacere cambiare una volta tanto il solito rancio.
20/4/1918Teresa ha visto Lina, la trovò bene e la fece scrivere i suoi primi numeri, vocali e disegni. Quanto mi consola in questi istanti di vita di trincea. Presto mi darà pure notizie di Napoleone. Teresa per me e bimbi fa troppo... Quanto le dovrò essere riconoscente.
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26/4/1918 Si cambia posizione, 2 km più a destra. Quota B 10. Sono le 2 ore di notte. Piove - Ricovero meno bello di quello lasciato. Seguito la mia vita di prima. Ore 4 brodo - sveglia - ore 7 pulizia personale e poi lavoro fino alla 10. Spuntino con pagnotta e carne fredda - fumatina. Sono ore 13 alle 15 lavoro.Giunta l'ora del te bagno la pagnotta nel caffè - Fumatina e lavoro fino alla 19. Qui altro giro a leggere i giornali. Ore 21 cena, minestra formaggio e vino - fumatina e sonno. Mando un bacione a Lina e Napoleone - Canto l'Augellino e buona notte. Sartoria come al solito ai Freschi in Compagnia.
28/4/1918Arrivano nuovi ordini dal lo Stato Maggiore è imminente la partenza verso le prime linee...E qui purtroppo il diario finisce
In questi ultimi mesi le pagine del diario si riducono, forse per mancanza di tempo, stanchezza, malattia che sicuramente era ben presente, ma certamente anche per censura.Forse Pietro Lupano, uomo buono e mite, dedito alla famiglia non concepiva la guerra come strumento di pace e la censura decise che era meglio fermare sul nascere queste testimonianze.In questa zona il Soldato Pietro Lupano nonostante le sue precarie condizioni fisiche ed il suo stato di salute malferma, rimarrà a fianco dei suoi compagni condividendone ogni giorno la sorte. Giorno e notte vivrà ogni istante con il pensiero rivolto ai suoi figli ed ai suoi famigliari.Pregherà con fede affinché la pace torni presto in tutte le famiglie ed i bimbi possano crescere con i propri genitori nella gioia e nella serenità .Pietro Lupano moriva in combattimento il 15 giugno a San Biagio di Callalta per lo scoppio di una granata austriaca e fu sepolto a Cavriè.La cassetta con i suoi effetti personali e il diario furono recapitati alla famiglia solo dopo la fine della guerra.
ANTONIO DI LUCA






